“La nebbia sale dalla terra”: prima assoluta, a Carovilli, dell’opera tratta dal romanzo di Antonella Presutti

Non è stato un caso che attori e musicisti, alla fine del concerto, abbiano sentito la necessità di dedicare la loro performance alla signora Aida, dispensatrice di sorrisi e di critiche lucide a chiunque incontrasse negli appuntamenti culturali che ha frequentato per tutta la sua vita.

La signora Aida è la mamma di Antonella Presutti, autrice di “La nebbia sale dalla terra”, il romanzo da cui è tratta l’opera in musica andata in scena, in prima assoluta, ieri, a Carovilli. Non è un caso che alla signora Aida venga dedicato il concerto voluto dalla Pro Loco di Carovilli perché il romanzo della Presutti racconta di essere umani che tornano a incontrarsi, oltre il limite imposto alla loro esistenza, per dirsi le cose che non si erano dette, per soffermarsi sulle cose che, come sempre accade per umana superficialità, erano state rimandate a un tempo indeterminato e creduto infinito.

Paolo Benvegnù, Miro Sassolini e Monica Matticoli hanno riletto il romanzo, costruendo un testo, di musica e parole che, con gli arrangiamenti di Mario Olivotto, è stato proposto nella Chiesa del Carmelo del centro altomolisano.

Lo spettacolo, di grandissima poesia, ha solo bisogno di maggiore rodaggio e di una cura ulteriore delle luci di scena, di qualche invenzione coreografica, o almeno di movimento scenico, per diventare un tassello importante di quella ricerca di identità su cui il Molise può costruire il suo futuro, non soltanto culturale ma anche e soprattutto economico.

La produzione di eventi del genere dovrebbe essere il primo obiettivo degli assessorati alla cultura, nel tentativo di ripetere, anche solo nelle piccole dimensioni di ciò che siamo, quello che a Firenze dà lavoro e denaro, alla città e al territorio circostante, da più di settecento anni: la produzione di Bellezza.

I sentimenti e le sensazioni, le nostalgie e le solitudini, tutto ciò che è parte fondamentale del romanzo è stato sintetizzato e sublimato nei recitativi che si adagiano su una musica semplice e raffinata insieme, su un progressive contemporaneo molto elegante, contaminato e coinvolgente.

Non solo i boschi e i fiumi, non solo gli alberi e i prati del nostro territorio, ma persino le antiche presenze che quella natura hanno vissuto, toccato e ammirato, sono state richiamate in vita e gratificate dalla partecipazione irruente e dalla interpretazione puntuale di Miro Sassolini, dalla capacità di rendere ogni cosa, nello stesso momento, classica e contemporanea di Paolo Benvegnù, dalla precisione del dire di Monica Matticoli e dalla cura attenta nel rivestire le melodie di Mario Olivotto.

Ciò che di ancestrale si può ancora sentire, mettendosi in contatto con i pochi chilometri quadrati del nostro territorio, con la meditazione o con la consapevolezza, con la cura o con la pragmatica buona amministrazione, è stato rievocato ieri con una cura e un rispetto che meritano l’elogio. Ma non è solo questo il motivo della soddisfazione dell’ascoltatore attento: in “La nebbia sale dalla terra” c’è un’adesione fortissima alla necessità del dire ciò che non si può dire altrimenti, alla Poesia. E ciò non ha niente a che vedere con le piccole dimensioni del nostro territorio. È necessità dell’uomo di ogni luogo e di ogni tempo. È valore universale.

Giovanni Petta76 Posts

È nato nel 1965 in Molise. Ha pubblicato le raccolte poetiche «Sguardi» (1987), «Millennio a venire» (1998) e «A» (2016); i romanzi «Acqua» (2017), «Cinque» (2017) e «Terra» (2021) ; il saggio giornalistico «L'Italia delle regioni, il Molise dei ricorsi» (2001) e, con lo pseudonimo di Rossano Turzo, «TurzoTen« (2011) e «TurzoTime» (2016). Allievo di Mogol, ha inciso «Non crescere mai» (1993), «Trema terra trema cuore» (single, 2003), «Il bivio di Sessano» (2012). Ha diretto le testate «Piazzaregione» e «L'interruttore». Ha coordinato l'inserto molisano de «Il Tempo».

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