Paesaggio, agricoltura e turismo vanno a braccetto

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Sono tre settori strettamente legati fra loro. Il paesaggio riesce a dare un contributo rilevante allo sviluppo economico delle zone rurali (Ph. F. Morgillo-Paesaggio agrario nel Molise collinare)

Le funzioni urbanistiche, superato ormai il concetto dello zoning, non devono più essere separate fra loro, bensì integrate. Ciò è maggiormente valido quando si parla delle attrezzature di valorizzazione paesaggistica le quali, come è ovvio, non possono che trovarsi nel territorio rurale, cioè nelle Zone E, senza essere oggetto di specifica “zonizzazione”. Per capire bene quanto si sta affermando conviene fare la comparazione con le aree a Verde pubblico, che nei piani regolatori si chiamano Zone F: esse sono collocate all’interno degli agglomerati urbani o, almeno, nelle sue vicinanze ed hanno un compito di carattere sanitario specie quando si tratta di città con un elevato tasso di inquinamento atmosferico.

Se questi sono i parchi cittadini vi sono poi piccoli spazi anch’essi rientranti nel computo del Verde pubblico, ma questi destinati alla ricreazione all’aria aperta e di conseguenza vengono collocati nei quartieri residenziali. Le zone F sono, come si può vedere, qualcosa di completamente diverso dalle infrastrutturazioni paesistiche, siano esse sentieri, aree per pic-nic, ecc. le quali si inseriscono per loro natura nel contesto ambientale. Se, dunque, pure si trovano a volte le medesime opere di arredo sia nei giardini pubblici sia nei siti naturali, metti le panche o la tabellonistica oppure ancora i giochi per bambini, esse rispondono a finalità completamente differenti, l’una di tipo igienico e per il dopo lavoro e lo svago, l’altra della fruizione della natura associata di frequente ad iniziative di educazione alla conoscenza dell’ecosistema.

Una specificità delle azioni legate alla promozione del patrimonio culturale, termine che ricomprende il paesaggio, che le rende non paragonabili con quelle dedicate alla dotazione di superfici a verde nei centri abitati è che esse servono pure quali attrazioni turistiche. In termini urbanistici di nuovo è difficile indicare il limite tra le attività o, meglio, giungere ad una «zonizzazione» coerente. Ci soffermiamo su questo tema perché esso è centrale nelle linee di programmazione regionale la quale punta molto sul turismo e, anticipando una conclusione del ragionamento, neanche per le strutture di supporto turistico legate a valorizzare il paesaggio necessitano specifiche procedure amministrative di variazione dei PRG.

È da dire che se le misure mirate a promuovere le emergenze paesaggistiche sono uno stimolo per incrementare i flussi dei visitatori reciprocamente sono i servizi turistici a favorire il godimento delle bellezze ambientali, prendi un punto di ristoro, un rifugio, un maneggio per le passeggiate a cavallo e così via. Il rapporto turismo – paesaggio non è biunivoco esistendo un altro elemento da considerare che è l’agricoltura, la quale partecipa al medesimo circuito per cui si deve parlare di relazione tripolare. In definitiva vi è un’associazione tra attività che valorizzano i beni naturali, quelle del sistema turistico e quelle agricole.

Occorre fare una differenziazione, però, tra questi comparti: mentre le aziende turistiche sono portate a “sfruttare”, in qualche modo, l’appetibilità di un paesaggio, senza concorrere solitamente alle spese necessarie per renderlo fruibile, ritenendo che i costi di infrastrutturazione siano a carico degli enti pubblici, gli agricoltori, invece, specie quelli con produzioni ad indirizzo biologico e quelli che puntano sui prodotti tipici sono manutentori se non, addirittura, creatori di paesaggi di qualità. Del lavoro delle imprese agricole traggono vantaggi sia gli operatori turistici sia la stessa popolazione del luogo.

Potrebbe sembrare che tutti questi mondi abbiano il medesimo peso mentre, invece, rimane ben saldo in primo piano tra tali azioni la promozione paesaggistica. Essa può essere definita il motore dello sviluppo locale; anche nel campo del paesaggio è applicabile il concetto della «rigenerazione urbana» per cui la creazione di un centro visita naturalistico, mettiamo, da cui partono itinerari escursionistici è capace di innescare processi di formazione di iniziative turistiche e di commercializzazione di produzioni agricole locali. In territori dove l’economia è in crisi, ci stiamo riferendo alle aree interne del Molise, la valorizzazione del paesaggio è una soluzione possibile per la ripresa.

C’è bisogno di una sorta di patto tra i vari attori impegnati nei distretti del turismo, dell’agricoltura, del paesaggio. Dopo tutto quanto detto finora in cui ci si è riferiti al mettere in valore i connotati paesaggistici quale supporto alle politiche di crescita economica è necessario ricordare che l’importanza del patrimonio culturale è innanzitutto quella legata al suo contributo all’affermazione di un’identità collettiva. Non si tratta, in altre parole, solamente di spingere all’incremento del flusso di visitatori o al migliorare l’immagine delle campagne e, di conseguenza, dei frutti delle colture che vi si praticano, ma, innanzitutto, il paesaggio è il risvolto visibile della comunità che lì è insediata e, per molti versi, la strutturazione di quest’ultima è plasmata su di esso, dal modo di costruire, al rapporto con le componenti dell’ecosistema al tipo di religiosità popolare al folklore.

È per tale ordine di ragioni che il contesto paesaggistico non deve essere privatizzato, limitando magari le opere che servono per fruirlo a un belvedere dal quale ammirare il panorama. La libertà di circolazione è evidente che sia totale per cui, ad esempio, le recinzioni dei giardini delle dimore che con maggior frequenza del passato in alcuni comprensori molisani vengono disseminate nell’agro sono un ostacolo al godimento da parte di tutti del paesaggio. La rete sentieristica da percorrere a piedi, in bici, a cavallo serve a confermare la «porosità» che è insita in ogni territorio.

Di precisazione in precisazione: l’apprezzamento dei molteplici «servizi» che fornisce un paesaggio non è, di certo, esclusiva degli abitanti del posto poiché per l’aumento consiste, da un lato, del tempo libero e della mobilità delle persone esso è consentito a platee molto vaste di individui. Se ognuno di noi, vicino o lontano a quel dato intorno paesistico, impara a conoscere il paesaggio e, di qui, a sentirlo proprio potranno nascere sentimenti di condivisione della sua bellezza dai quali ripartire per una costruzione di una società solidale, quella che oggi tanto ci manca.

Francesco Manfredi Selvaggi580 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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