Luigi Di Maio a Campobasso: i molisani ostaggio degli interessi di parte

Per chi è abituato alle convention dei partiti tradizionali, la giornata di ieri deve essere sembrata una novità assoluta.

Gli attivisti del Movimento 5 stelle, smentendo chi li descrive come una banda di ragazzi indisciplinati senza esperienza, hanno dimostrato ancora una volta di costituire un meccanismo simile ad un orologio svizzero. Le attese infinite per i comizi dei grandi leader di partito sono un lontano ricordo o, per lo meno, non appartengono affatto alla prassi del Movimento.
Alle 17.30 in punto, in perfetto orario, Luigi Di Maio, Parlamentare dei 5 stelle, fa il suo ingresso nell’auditorium del Liceo Classico “M. Pagano” (in via Scardocchia).
La sala è gremita in ogni ordine di posto: ci sono gli studenti dell’uds, i lavoratori della sanità ma, soprattutto, cittadini consapevoli che hanno perfettamente compreso che lo schieramento al governo della nostra regione è trasversale e va da Iorio a Frattura senza soluzione di continuità.
Un governo, peraltro, che si muove obbedendo non già al principio del bene comune bensì a interessi particolarissimi.

E proprio di questo si è parlato ieri sera: di come il neoliberismo – lo ha detto molto bene Patrizia Manzo in apertura – ha azzerato di fatto la partecipazione democratica nei territori, privando le comunità finanche dei beni essenziali da sempre concepiti come beni universali. Dalla privatizzazione dell’acqua, perseguita in modo strisciante in spregio alla grande mobilitazione popolare in occasione del referendum del 2011, alla costruzione di inceneritori che mettono a rischio la salute pubblica, passando per le trivellazioni, le grandi opere inutili insostenibili per l’ambiente, le trivellazioni al largo delle coste, fino alla deriva privatistica – argomento principe della serata – che sta subendo il sistema sanitario regionale.
Proprio la questione della sanità è al centro dell’iniziativa organizzata dai 5 stelle, il motivo principale che ha spinto nel Capoluogo molisano il vice-presidente della Camera, come testimoniato dal grande striscione posto alla base del tavolo dei relatori: “la salute non è una merce”.

Prima che prendessero la parola gli ospiti “romani” Di Maio e Andrea Cecconi, molto opportunamente, Simone Cretella, consigliere comunale nonché super attivista sui temi ambientali, ricorda l’appuntamento imprescindibile del referendum del 17 Aprile per “annullare le facilitazioni normative alle trivellazioni” (espressione de ilSole24Ore, non proprio un organo bolscevico).
Noi ci saremo e voteremo SI.

Il primo ad entrare nel merito della questione sanità è stato proprio Luigi Di Maio.
Un altro elemento fin qui inedito sul quale è necessario aprire una breve parentesi. I due Deputati dei 5 stelle sono intervenuti fra i tanti attivisti, sullo stesso piano, senza neanche rispettare quella regola che vuole l’intervento dei leader alla fine della manifestazione, come se l’attenzione dei cittadini dovesse essere rivolta soltanto a loro.
Breve, conciso e senza sbavature, quindi, l’intervento di Di Maio che nel primo pomeriggio, prima dell’iniziativa pubblica, aveva fatto visita al Cardarelli dove aveva incontrato gli operatori della sanità pubblica. Al Cardarelli mi hanno spiegato – esordisce Di Maio – che lavorano in una struttura che ha quarant’anni di vita mentre poco più sopra c’è un’altra struttura (la Fondazione Giovanni Paolo II), sempre costruita con i soldi pubblici, che ha circa quindici anni, che è stata di fatto regalata ad un privato e che si candida a diventare ospedale unico.
Mentre il pubblico è stato privato di tutto, dagli strumenti alle figure apicali (il riferimento è ai prepensionamenti milionari dei Primari), il privato è stato favorito in ogni modo. E ora, per giunta, per effetto di scelte politiche precise, si vogliono “regalare” alla Fondazione i reparti di Cardiologia e Oncologia, non a caso i più remunerativi, che attualmente vanno avanti grazie al sacrificio continuo degli operatori.

La Costituzione afferma che la sanità è pubblica. Chi sta lavorando per privatizzarla, prima ancora di agire immoralmente, sta compiendo un oltraggio inaudito alla Carta costituzionale.
Afferma, poi, sempre Di Maio, il principio di complementarietà per cui il privato dovrebbe occupare gli spazi che il pubblico non riesce a coprire, mentre nella nostra regione si è dato luogo ad piano perverso per cui si è depotenziato in modo scientifico l’ospedale pubblico per favorire sfacciatamente la struttura privata, venendo così a creare un sistema condizionato dal profitto a tal punto che nel futuro prossimo non si riusciranno a garantire cure salva vita soltanto perché poco convenienti per il soggetto privato.
Chiarissimo, non c’è che dire. Ma per fugare ogni dubbio, il parlamentare campano fa nomi e cognomi dei responsabili. Uno fra tutti, Aldo Patriciello, titolare dell’Istituto Neuromed – che recentemente ha attirato su di sé i sospetti di De Luca incuriosito dall'”esodo biblico” dei campani verso la struttura di Pozzilli –, vero dominus della politica molisana nonché cerniera che unisce destra e sinistra in salsa molisana.

Luca Praitano, consigliere comunale del Capoluogo, uno che studia le carte, ha approfondito la questione Neuromed denunciando come l’allargamento strutturale potrebbe essere funzionale ad una futura “integrazione” con l’ospedale di Isernia, magari seguendo il percorso in atto nel Capoluogo. Senza contare le modalità di appalto dei lavori, affidati alla ditta di Cotugno, presidente del Consiglio regionale e cognato dell’europarlamentare.
Su questo e sullo scandalo dei duecento posti letto “spariti” dal piano Frattura (le linee guida del Governo prevedono 3,7 posti letto per 1000 abitanti mentre il piano di Frattura ne prevede 3,15) i 5 stelle stanno preparando delle interrogazioni parlamentari.
Uno scenario surreale, quello evocato dai rappresentanti pentastellati, riassunto perfettamente da Antonio Federico che ha parlato del Molise come di una “regione laboratorio” per le politiche neoliberiste e anti-popolari che a livello nazionale e sovra-nazionale vengono perseguite dai rappresentanti delle grandi lobby finanziarie. Concetto ribadito anche da Giuseppe Bianchi, portavoce del Forum per la difesa della sanità pubblica. Uno scenario drammatico da cui possiamo rifuggire, come ha ben detto Andrea Cecconi, soltanto sfiduciando i comitati d’affari che tengono in scacco gli interessi delle popolazioni.

Perché un’altra regione e un altro mondo, al di là di tutte le difficoltà che ci attendono, è comunque, ancora possibile.

Paolo Di Lella100 Posts

Nato a Campobasso nel 1982. Ha studiato filosofia presso l'Università Cattolica di Milano. Appena tornato in Molise ha fondato, insieme ad altri collaboratori, il blog “Tratturi – Molise in movimento” con l'obiettivo di elaborare un’analisi complessiva dei vari problemi del Molise e di diffondere una maggiore consapevolezza delle loro connessioni. Dal 2015 è componente del Comitato scientifico di Glocale – Rivista molisana di storia e scienze sociali (rivista scientifica di 1a fascia), oltre che della segreteria di redazione. Dal 2013 è caporedattore de Il Bene Comune e coordinatore della redazione di IBC – Edizioni. È autore del volume “Sanità molisana. Caccia al tesoro pubblico”. È giornalista pubblicista dal 2014

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