«Ulmus!» Ruzzone non trova il suo mezzo porco e mena una astema a Zikkenett

Il mese scorso sono successe due cose importanti: la Banca d’Italia ha detto che siamo più ricchi dei tedeschi e il presidente della Regione ha menato una maledizione al consigliere dei cinque stelle.

La Banca d’Italia ha detto che siamo più ricchi dei tedeschi ma non ha detto che la ricchezza la tiene il venti per cento degli italiani. Un altro venti per cento fa la fila per il reddito dei cinque stelle. Il resto campicchia con le pensioni degli anziani.

Il presidente della Regione, invece, si è incazzato con quello giovane dei cinquestelle e gli ha menato una astema, gli ha detto che gli deve menire la malattia; che se il uaglione stava a Milano poteva pure passare ma menata in Molise, con la condizione che stanno gli ospedali, è stata come a una condanna a morte.

Pure alla Cantina Iammacone è stato un mese movimentato. Nicola Zikkenett, che fa il direttore dell’ufficio postale, si è venuto a prendere una mezza birra alla Cantina e ha detto che lui che vede le carte sa che pure noi siamo un paese ricco. Gli esce che dalle pensioni e dai buoni fruttiferi che stanno all’ufficio suo è come se ognuno di noi tenesse un mezzo porco al mese.

Ruzzone, che non capisce mai una mazza, pensava che veramente, dopo le parole di Nicola Zikkenett, tornava a casa e trovava un mezzo porco, che trovava l’animale appoggiato al muro perché non poteva camminare solo con le due zampe di destra o di sinistra. Così era pure più facile acchiapparlo per scannarlo. Allora, ha messo la scusa che si era scordato una cosa e è andato ad affacciarsi alla stalluccia. Quando ha visto che la stalla era vuota, si è incazzato come a una bestia ed è tornato alla Cantina con l’aria che gli usciva dalle frosce come a un buffalo.

Quando è arrivato Ruzzone, Zikkenett stava spiegando l’economia del nostro paese e ha detto che fino a poco tempo fa tenevamo le fabbriche. Ci stavano due fratelli che facevano le selle per Cavalli e lo zucchero per Dolce e Gabbana. E per fare queste cose ogni tanto chiedevano soldi alla Regione che se non glieli davano licenziavano gli operai. Poi, a un certo punto, si sono rotti il cazzo, hanno chiuso baracca e burattini e se ne sono andati. Intanto, però, con i soldi della Regione si erano comprati una freca di porci e li avevano intestati a certi contadini amici loro.

Siccome per fare le selle e lo zucchero tenevano i manager, che erano esperti per capire se la  sella se ne calava e se lo zucchero era amaro, ogni tanto a questi qua, ancora adesso, un porco glielo devono dare se no quelli dicono la verità su chi sono i veri proprietari dei porci. E se esce questa verità la Regione si deve riprendere i porci e… dove cazzo li sistema tutti quei porci? All’ex Roxy? All’ex Romagnoli? Alla città dentro alla città?

Insomma, Zikkenett ci stava spiegando tutta l’economia come al Sole24ore. Ruzzone ha sentito un poco Zikkenett che spiegava ma non ha voluto capire ragioni. Siccome le statistiche dicevano che mezzo porco era suo, lui lo voleva. Che già aveva detto alla moglie di squagliare la ‘nzogna per mettere le salsicce dentro alle buatte di vetro.

Quando Zikkenett si è scocciato e gli ha detto che non capiva niente, Ruzzone si è incazzato, ha respirato forte e gli ha menato la astema: «Ulmus!».

Subito si è fatto un silenzio religioso, come a quando Iammacone misura la birra. Alla Cantina, una parola così è veramente pesante: «Ulmo» significa che, alla passatella, mentre tutti bevono, tu non bevi mai, rimani a secco.

Allora Zikkenett si è preoccupato assai e gli ha detto: «Ma come? Dici una cosa del genere a un giovane di trentatré anni come a me? Io tengo una vita davanti e tu mi auguri di non bere più… Io mi vergogno di stare dentro a una Cantina dove si dicono queste cose!»

Allora Ruzzone ha capito che l’aveva fatta grossa e, senza chiedere scusa, ha detto: «No, no, non ho detto Ulmus… ti ho detto Cornuto!»

A quel punto la Cantina si è rasserenata. Domenico Uammero ha sorriso come a Giovanni Di Stasi quando gli hanno dato l’incarico all’Europa e se ne andò a casa del diavolo. Iammacone ha fatto una faccia sguencia come a Patriciello sopra al manifesto elettorale. Ruzzone e Zikkenett si sono abbracciati e a tutti quanti abbiamo brindato alla Democrazia Cristiana. Che quando ci stava croce incoppa a croce stavamo meglio.

Giovanni Petta76 Posts

È nato nel 1965 in Molise. Ha pubblicato le raccolte poetiche «Sguardi» (1987), «Millennio a venire» (1998) e «A» (2016); i romanzi «Acqua» (2017), «Cinque» (2017) e «Terra» (2021) ; il saggio giornalistico «L'Italia delle regioni, il Molise dei ricorsi» (2001) e, con lo pseudonimo di Rossano Turzo, «TurzoTen« (2011) e «TurzoTime» (2016). Allievo di Mogol, ha inciso «Non crescere mai» (1993), «Trema terra trema cuore» (single, 2003), «Il bivio di Sessano» (2012). Ha diretto le testate «Piazzaregione» e «L'interruttore». Ha coordinato l'inserto molisano de «Il Tempo».

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