Quando il male minore è il male peggiore

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato una lettera del nostro caro collaboratore Giuseppe Tabasso diretta a Paolo Di Lella. Di seguito la replica

di Paolo Di Lella

“il primo nemico è in casa nostra”

Lenin

Caro Giuseppe,

grazie per la “letterina”. È sempre un piacere ricevere l’attenzione di un maestro del giornalismo.

Spero di non deluderti chiarendo che il mio articolo non nasce in reazione al tuo, verso il quale, peraltro non provo alcun “ribrezzo”, casomai un forte dissenso. Io credo che la tua analisi sia sbagliata, tutto qui.

Non sono d’accordo, innanzitutto, sul fatto che Gravina si trovi in una “situazione imbarazzante dovendosela vedere con un’opposizione di sinistra a cui deve la conquista di Palazzo S.Giorgio”.

Gravina non deve niente a nessuno. Chi al primo turno aveva votato stancamente per il centrosinistra, lo aveva fatto, nel migliore dei casi (quando la scelta è libera), controvoglia, per dovere ideologico e con spirito rassegnato.

Certo, anche per un motivo politico: perché in fondo sui 5 stelle pesa come un macigno la scellerata linea del nazionale grazie alla quale un soggetto come la Lega che persegue la secessione con altri mezzi è diventato il primo partito nel nostro Paese.

C’è grande disillusione verso il Movimento. E del resto chi scrive – come tu saprai benissimo essendo un voracissimo lettore oltre che un eccellente scrittore – è sempre stato super critico nei confronti del M5S.

Dunque, non temere, continuerò a frequentare i miei compagni, perché preferisco essere romantico – come dici tu – e stare dalla parte dei movimenti che lottano per una democrazia vera dove non sia il mercato a decretare la vita e la morte delle persone. Non è un approccio ideologico questo, ma un impegno materialissimo a cambiare il mondo radicalmente.

A proposito di ideologie. Ce n’è una più pericolosa di tutte, ed è quella del “male minore”. È una trappola che ci inchioda al peggio.

Gramsci diceva che la tendenza a voler “capitolare progressivamente, a piccole tappe”, piuttosto che “in un solo colpo”, impedisce il nascere “di una forza concorrente attiva a quella che passivamente si adatta alla fatalità”. Finché continueremo ad attraccare al porto del “meno peggio” aspettando il sol dell’avvenire, tutto rimarrà così com’è, questo è certo.

I dirigenti locali del centrosinistra sono quelli che ci hanno regalato 10 anni di governo Patriciello alla Regione – di cui 5 ancora da vivere ahinoi – grazie alla spregiudicatezza con cui si sono seduti ai tavoli più disdicevoli, insieme ai padroni della sanità privata a cui ogni anno paghiamo un prezzo che non ci possiamo più permettere.

Campobasso, dopo quindici anni di centrosinistra, intervallati da cinque anni di centrodestra (tra il 2009 e il 2013), si trova nella situazione in cui sta: massimo degrado urbano, sociale e culturale.

I consiglieri uscenti del Movimento 5 stelle, con Roberto Gravina in testa, sono stati gli unici a opporsi all’andazzo dominante e la verifica del loro percorso politico sta nella visione della città contenuta nel loro programma: un luogo includente, ecologico e funzionale. Certo, non sarà il socialismo in una sola città, ma potrebbe andar bene, per il momento, per far fronte a quella che secondo me è la vera emergenza di questa terra: il deperimento dello spirito di cittadinanza.

Ci vuole una scossa che seppellisca la vecchia burocrazia e che riattivi nei campobassani il desiderio di contribuire attivamente all’amministrazione della città.

Roberto Gravina ha rappresentato l’opzione più avanzata dal punto di vista dell’interesse pubblico. Per questo gli orfani del centrosinistra lo hanno votato, non certo per antifascismo – come ha sostenuto il segretario del PD –, e meno che mai per obbedire ad un ordine di partito.

Paolo Di Lella100 Posts

Nato a Campobasso nel 1982. Ha studiato filosofia presso l'Università Cattolica di Milano. Appena tornato in Molise ha fondato, insieme ad altri collaboratori, il blog “Tratturi – Molise in movimento” con l'obiettivo di elaborare un’analisi complessiva dei vari problemi del Molise e di diffondere una maggiore consapevolezza delle loro connessioni. Dal 2015 è componente del Comitato scientifico di Glocale – Rivista molisana di storia e scienze sociali (rivista scientifica di 1a fascia), oltre che della segreteria di redazione. Dal 2013 è caporedattore de Il Bene Comune e coordinatore della redazione di IBC – Edizioni. È autore del volume “Sanità molisana. Caccia al tesoro pubblico”. È giornalista pubblicista dal 2014

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