Le sardine a Campobasso

di Umberto Berardo

Fondato dai quattro organizzatori originari Roberto Morotti, Giulia Trappoloni, Mattia Santori e Andrea Garreffa e ormai in continua diffusione in molte città italiane dopo il primo flash mobs a Bologna, il movimento delle sardine sabato 7 dicembre 2019 dà appuntamento ai molisani a Campobasso in Corso Vittorio Emanuele II alle ore 18,30.

Nate da poco, già in crescita esponenziale nella partecipazione di massa, nell’interesse e nell’attenzione dei media e dei social, le cosiddette “sardine” hanno anche stilato un primo “manifesto” in cui sostanzialmente si pongono contro un populismo a loro dire responsabile di aver seminato bugie e odio per rappresentare un mondo avvelenato in cui sembra non esserci più spazio per sentimenti di convivenza, di solidarietà, di rapporti umani e d’incontri positivi tra le persone.

In questo documento è scritto testualmente “Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto.” Qualcuno già associa questa nuova esperienza ai “girotondi” del 2002 o al “popolo viola” del 2009.

Pensiamo si tratti di qualcosa di molto diverso. Le sardine si definiscono un movimento apartitico, avverso al populismo, alla violenza, al fascismo, alla xenofobia e all’esclusione. In un momento in cui una destra molto pericolosa sta prendendosi quasi tutta la scena politica con sondaggi elettorali che la dà in progressiva crescita di consensi e che attraverso una simbologia pseudo religiosa e un linguaggio violento e inaccettabile dichiara di voler “liberare” con le elezioni talune regioni italiane, nell’assenza di un’iniziativa politica adeguata a contrastare tale operazione il movimento delle sardine prova a svegliare una coscienza civica dormiente e tenta di ridare ai cittadini marginalizzati da un potere sempre più verticistico il senso della partecipazione alle scelte che occorre fare per il bene comune.

A noi piace intanto questa voglia di opporsi al progetto politico di una destra che ieri avanzava le separazioni della cosiddetta “Padania” e oggi con la collusione di altre forze politiche tenta di disegnare un Paese costruito sulle divisioni del “prima…” o sulle logiche dei “regionalismi differenziati”. Sicuramente di fronte all’attuale palude melmosa che attraversa lo schieramento cosiddetto democratico in Italia, sempre più attraversato da personalismi indigeribili, e all’incapacità di costruire qualcosa di nuovo per il quadro politico nazionale con la responsabilità di un’azione sinergica di ricostruzione e realizzazione delle idealità della sinistra, certamente i flash mobs organizzati dalle sardine sono una boccata d’aria pura in un ambiente avvelenato dalla corruzione e oggi perfino da un linguaggio violento e becero come da un egoismo sempre più insolente.

Mentre Salvini accusa il colpo, le altre forze politiche restano perplesse e sembrano al momento stare a guardare. Non mancano i distinguo di chi vede in questa nuova esperienza di partecipazione qualcosa di molto vago e indeterminato e pertanto destinata a sciogliersi insieme a tante altre come neve al sole. Se intanto questo movimento riuscirà a fermare l’avanzata della destra nelle prossime elezioni in alcune regioni italiane, un risultato positivo si sarà ottenuto.

Certo le istanze di democrazia, di libertà, di convivenza solidale, di eguaglianza hanno bisogno di una rappresentanza ed occorre costruirne i contenitori politici che al momento sembrano inesistenti nell’attuale quadro politico. Questo è probabilmente il lavoro successivo a quello dell’attuale presenza di affermazione nella società di valori legati al rispetto della dignità delle persone. Auguriamoci che le “sardine” quando nel loro manifesto pensano alla “politica con la P maiuscola” si riferiscano non solo a quella dei pochi che oggi operano per il bene comune in mezzo a mille difficoltà, ma soprattutto a nuovi soggetti dotati di grande professionalità e di forte altruismo.

Certo ogni fenomeno sociale e politico va osservato e analizzato con attenzione e spirito critico, ma sarebbe un errore isolare con pregiudizi, attendismi o purismi ideologici i tanti ragazzi che stanno scendendo in piazza con la voglia di un cambiamento che non ci sarà senza un coinvolgimento di massa. Anche a Campobasso sabato 7 dicembre allora sarebbe quanto mai opportuna una massiccia presenza; poi tutti lavoreremo, ciascuno per le proprie possibilità e competenze, per orientare il fiume della partecipazione popolare verso il mare in cui le sardine devono trovare le possibilità di continuare a vivere. Certo che al momento tutto appare ancora indeterminato, ma sentir cantare in piazza “Bella ciao” e leggere della necessità di tornare a pensare già apre un po’ il cuore e la mente alla speranza.

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