Bazar Mediterraneo

di Silvana Barbieri e Rosella Simone

Bazar mediterraneo di Alberto Negri (Gog edizioni, pag. 150, 15 euro) è un libro guida per un viaggio nella geografia e nella storia ma è anche un grido di allarme di chi nel corso di decenni ha visto molto e ha scritto quello che vedeva senza sforzarsi di compiacere che avrebbe letto. In questo saggio, a chiare lettere, cerca di far entrare nelle nostre teste di italiani svagati che tutto è connesso, che quello che è successo e continua ad accadere sulla sponda sud del Mediterraneo ci riguarda e che, ci piaccia o no, saremo costretti a tirare fuori la nostra testa di struzzo fuori dalla sabbia per fronteggiare qualcosa che potrebbe essere più doloroso persino della pandemia.

C’è in gioco il controllo del Mediterraneo e questa sfida ha ramificazioni in tutti i conflitti aperti in Asia e Nord e Centro Africa e allora Negri ci accompagna in un tour delle capitali situate sull’altra sponda di un mare agonizzante di pesci che si sta trasformando in un cimitero di migranti per costringerci a riflettere. Ulisse contemporaneo armato solo di una lettera 22 ci racconta che quelle città, quelle genti, quelle storie affascinanti e crudeli “ci appartengono più di quanto vogliamo e crediamo”. Di città in città sfoglia la storia cruenta del novecento e di quella non meno spietata dell’inizio del terzo millennio e ci descrive le sette capitali affacciate sul Mediterraneo come fossero i sette peccati capitali per raccontarci di noi, dei nostri errori, dei nostri amori, delle nostre perversioni, delle nostre illusioni.

Da “Algeri, tra ribellioni e rivoluzioni negate, Salonicco e i fantasmi del passato, Alessandria d’Egitto e la memoria, Tangeri la bizzarra, Beirut e il suo fascino fragile, Tripoli e Bengasi tra rivolte e deserto” sino a “Istanbul e la nostalgia dell’impero” prova a coinvolgerci nella comprensione di come e perché è nata la Jihad e che l’ha voluta. Chi l’ha pagata, chi l’ha usata e chi la sta usando. Ci racconta delle trame nascoste, delle alleanze improbabili, di quel conflitto iraniano sciita versus i radicali sunniti che si sgretola e si riforma dai tempo della deflagrazione dell’impero ottomano. Dai giochi pericolosi degli Usa per mantenere queste area in una interessata instabilità permanente e per costringerci a credere di essere ancora l’unica grande potenza mondiale.

Ci racconta della Russia e della Turchia alleati antipatizzanti e calorosi nemici ormai attori ineludibili nel Mediterraneo. E per farlo ci fa navigare nella storia passata e presente di quelle che furono nel passato città potenti e ora stanno soffocando sotto il peso delle “molteplici crisi incastonate una dentro l’altro”. E ci mette una pulce nell’orecchio: quando toccherà a noi?

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