Putin chi? La silenziosa convergenza parallela tra Salvini e Patriciello

Anche il Molise sta con vera partecipazione manifestando la sua corale solidarietà verso il popolo ucraino in modo fattivo, non solo a parole. Anche se le parole, specie a livelli politici, sono altamente significative, così come lo sono i silenzi.

E’ allora il caso di segnalare due silenzi piuttosto assordanti: uno riguarda Matteo Salvini, l’altro molto meno rilevabile a livello nazionale riguarda Aldo Patriciello.

Ieri 2 marzo, il quotidiano “Il Foglio” ha pubblicato un articolo che denunciava “l’enorme problema politico che c’è dietro la strategia comunicativa di Salvini che in ben due discorsi al Senato sulla guerra in Ucraina è riuscito a non nominare mai esplicitamente la Russia e il suo presidente come responsabili dell’invasione”.

E aggiungeva: “Com’è possibile che un leader che ambisce a governare l’Italia si presti alla figura grottesca di non riuscire più a pronunciare il nome che prima era sempre sulla sua bocca e ora è sulla bocca di tutto il mondo. Di cosa ha paura?”

Stessa domanda andrebbe posta anche a Patriciello che, sempre ieri, si è sentito in dovere di diramare un lungo comunicato per dire che “l’aggressione all’Ucraina deve cessare immediatamente”, che si deve “porre fine a questa insensata guerra”, che “fino quando la libertà sarà sotto attacco siamo tutti ucraini” e bla, bla, bla.

Parole belle, condivisibili quanto scontate. Ma anche qui, in simbiosi con Salvini, nell’uomo che ha in mano le sorti del Molise è scattata la sindrome del silenzio totale sul nome del tiranno diventato nemico pubblico Nº 1 del mondo.

Memorabile è rimasto il Salvini che all’europarlamento si esibisce con foto di Putin sulla T-shirt, puro sputtanamento da guitto italiano. Ugualmente indimenticabii mostruosità come: «Scambierei due Mattarella con mezzo Putin», «Preferisco Putin all’Europa», «Con Putin in Italia staremmo meglio».

Si capisce quindi l’odierna inpronunciabilità del nome Putin.
E si capisce pure la Lega molisana che per rifarsi una verginità si dice pronta ad aiutare gli ucraini che sfuggono dal massacro. Mai vista tanta apertura verso i profughi…

E allora si può capire anche Patriciello che non riesce a pronunciare il nome di quel P, sul quale l’astuto Berlusconi oggi tace, ma che non molti anni fa lo considerava addirittura un “fratello minore“, un “sincero democratico rispettoso degli altri, profondamente liberale e democratico”?

Giuseppe Tabasso361 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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