Quando l’ufficio cerca casa in affitto

di Francesco Manfredi-Selvaggi

In mancanza di proprie sedi sono diversi gli enti pubblici che sono allocati in edifici la cui destinazione funzionale è quella abitativa. Ciò crea problemi sia all’efficienza amministrativa sia al contesto urbano (Ph. Alessio Manfredi Selvaggi-Veduta di scorcio dal basso di una sede degli uffici regionali a Campobasso)

Non è raro nel Molise trovare uffici pubblici in edifici residenziali, che, magari, conservano ancora in parte tale destinazione. I casi sono molti: a Termoli la sede della Regione in un palazzo a via Cavalieri di Vittorio Veneto, a Isernia il Catasto, mentre a Campobasso gli Assessorati regionali che prima erano disseminati in vari immobili nati per abitazioni (in uno posto su via Roma vi era quello all’Industria, in via Cavour quello delle Finanze, in corso Bucci la Programmazione e la Sanità, in viale Elena i Beni Ambientali, in via XXIV Maggio la Giunta Regionale, ecc.) ora in gran parte hanno trovato collocazione in uno stabile classificato Direzionale nella zona industriale di Colle delle Api.

La Presidenza della Giunta, invece, è subentrata all’Enel in una struttura posta in via Genova. Diversi degli edifici che nel capoluogo regionale ospitavano i vari dipartimenti regionali erano “in linea”, cioè aggregati ai lati lungo la strada con altri manufatti e ciò, rispetto al volume isolato, costituisce una limitazione poiché non avendo un proprio lotto di pertinenza non avevano a disposizione neanche un posto auto. La tipologia edilizia cosiddetta in linea è estremamente condizionante imponendo un allineamento delle stanze sui due fronti liberi, cosa che, da un lato è positivo dato che consente ad ogni vano di godere dell’illuminazione naturale e dell’irraggiamento solare con evidenti risparmi di energia e, dall’altro lato, presenta il risvolto negativo che è l’impossibilità di centralizzare le funzioni.

Un’ulteriore annotazione rispetto all’adattamento di stabili con origine abitativa per contenere attività amministrative è che erano tutti di taglia piccola, non in grado, perciò, di permettere l’alloggiamento di interi reparti della Regione. Quest’ultima si cita sempre perché è l’ente principale ed anche tra le istituzioni locali, forse per la sua costituzione recente, non avrebbe avuto nei suoi tre decenni di vita il tempo di costruirsi un proprio palazzo, quella che non dispone di una sede edificata appositamente, a differenza, per intenderci di organismi più antichi, per rimanere a Campobasso il Comune, la Provincia la quale si chiama Palazzo Magno, ma deve essere il frutto di un rifacimento radicale della casa di questa famiglia nobiliare, e la Prefettura; l’istituzione della Provincia di Isernia solo nel 1970 con gli uffici amministrativi ai quali è legata, dalla Prefettura alla Questura alla Banca d’Italia fino al Catasto, porta, in base ad un ragionamento analogo a quello fatto per la Regione, al fatto che nella cittadina pentra i vari enti non stanno in spazi di proprietà, bensì si sono stabiliti in immobili in affitto, alcuni con vocazione terziaria per caratteristiche architettoniche (in via Farinaccio e in via Berta); l’incerto futuro delle amministrazioni provinciali che già adesso hanno subito una riduzione delle competenze non permette di programmare la realizzazione di strutture “dedicate” e il ridimensionamento in corso delle Province trascina con sé quello degli apparati, pure statali, collegati.

Si riprende adesso quanto si è sottolineato prima relativamente alle dimensioni contenute degli immobili tali da non consentire l’inserimento al loro interno di ripartizioni amministrative complete, ma solo di segmenti di queste e la spiegazione di ciò sta nel fatto che qui da noi le imprese immobiliari sono sempre state piccole per cui, per evitare esposizioni bancarie consistenti, hanno prodotto manufatti architettonici contenuti. È il fenomeno delle «palazzine» che ha riguardato negli anni 60 e 70 qualsiasi centro urbano d’Italia di una certa grandezza a cominciare da Roma dove è comparsa già negli anni 20 del secolo scorso; si costruiva una palazzina, si vendevano gli alloggi e, una volta riscossi i soldi, si affrontava l’edificazione di un nuovo immobile.

Le superfici dei lotti, di conseguenza, non sono ampi, allargandosi, in seguito contemporaneamente alla comparsa di grandi complessi architettonici finanziati con i fondi dell’edilizia residenziale pubblica (vedi le quasi megastrutture di S. Leucio a Isernia e di via Montegrappa a Campobasso), pure su iniziativa di cooperative assegnatarie di suoli dentro i Piani di Zona o in applicazione del “famigerato” art. 51 della legge 865 del ’71, quello delle isole PEEP. Ripartendo dal ragionamento iniziale, quello della difficoltà di inserimento di strutture amministrative in fabbricati a uso abitativo, si rileva che una analoga problematica la si riscontra pure nel rapporto con la città, quindi nelle relazioni che un ufficio pubblico instaura con il contesto urbanistico, ben diverso di quello che intercorre tra un edificio residenziale e il suo intorno, in particolare in termini di traffico indotto.

Per le sedi istituzionali c’è, poi, la questione della rappresentatività: il Municipio, il Palazzo del Governo, il Tribunale, ecc. hanno un ruolo determinante, come dimostra Campobasso, nel definire la forma urbana che viene meno se esse sono allocate in costruzioni ordinarie, come dimostra Isernia in cui non sono distinguibili dal resto dell’edificato la più parte delle amministrazioni, con le eccezioni del Tribunale e del Genio Civile. Scendendo di scala e passando da quella dell’agglomerato insediativo, bruscamente a quella della particella comprendente il fabbricato si constata che il rapporto con l’abitato cambia in dipendenza con la sua tipologia architettonica la quale ultima influisce sul lotto di pertinenza.

In effetti se ne è fatto già un accenno quando si è parlato delle case in linea ma ora lo si vuole approfondire per il tipo “a torre” al quale si può ricondurre, nonostante la ridotta altezza, piuttosto che a quello “a blocco” il manufatto edilizio di proprietà della ditta Melfi, il cui nome orgogliosamente compare su un fronte, che da anni contiene il Catasto di Isernia. Un carattere precipuo di tale tipo è quello dell’indifferenza nei confronti dell’ambiente insediativo in cui è ubicato presentandosi isolato dagli edifici al contorno, su ogni lato; quasi volesse evitare relazioni con la morfologia urbana, definendosi in piena autonomia senza alcuna influenza dall’esterno, tutto concentrato sul tema distributivo che vuole risolvere.

A dispetto di tale purezza tipologica il fabbricato in oggetto ha bisogno di ampliarsi per vincere il bando della sede unificata degli uffici finanziari dello Stato, cosa utile per evitare la dispersione degli uffici nel territorio e per ottenere ciò dovrà contaminarsi. Del resto la tipologia astratta non può resistere alle tentazioni del Piano Casa il quale punta fondamentalmente al rilancio dell’economia mediante l’incremento della volumetria architettonica e non al miglioramento della qualità abitativa, pur denunciata nelle sue finalità, normativa cui la ditta intende avvalersi e, così, si ha una duplice contaminazione, funzionale e architettonica.

 

Francesco Manfredi Selvaggi581 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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