Il piccolo circo magico del Loto a Ferrazzano

Al Teatro del Loto è in corso un altro miracolo; s’intitola “Le petit magic circus” e si deve alla perizia, al sacrificio e alla temerarietà, in una parola all’umanità di Stefano Sabelli, fondatore e direttore artistico dello scrigno culturale ferrazzanese, la cui attività è stata uno degli elementi significativi per l’attribuzione della “bandiera arancione” al Comune confinante con Campobasso, da parte del Touring Club Italia.

Il miracolo di cui si tratta, unitamente a una nutrita serie di ulteriori eventi fratelli in programmazione le prossime settimane, hanno luogo a qualche chilometro dal capoluogo regionale nel quale, sotto gli occhi avviliti degli operatori e a quelli costernati e impotenti dei cittadini, sta andando in scena l’avvizzimento strombazzato da mesi del teatro più importante del Molise, a cura della Provincia e del Comune di Campobasso, in allegro sodalizio con la Regione. Per la contaminazione fra teatro e arte circense il precedente imprescindibile è stato “Le grand magic circus” di Jerome Savry, scomparso l’anno scorso per un male incurabile. Sull’onda lunga di questa suggestione che ha attraversato il teatro contemporaneo, trasfigurando la realtà tenendola sospesa fra il mito e la fiaba, Sabelli ha impalcato il suo spettacolo (due tempi per la durata di due ore), sulla caracollante presenza scenica della bravissima Soraya Esteban, con le giocolerie di Luca La Gatta e gli illusionismi di Paolo Santoro, questi ultimi entrambi molisani, parto ulteriore della prolifica fucina del Loto.

“Le petit magic circus” è uno spettacolo per bambini da 1 a 99 anni, come dice gigioneggiando Sabelli nella sua edificante introduzione; si divertono tutti, i bambini innanzitutto, rinnovando la magia più genuina del teatro, quella che rimane sospesa per lo stupore organizzato e diretto dalle invenzioni degli attori, che si scioglie ogni volta in un’umanissima risata di cuore; più risate ci sono, più lo spettacolo funziona e a “Le petit magic circus” si ride un’infinità di volte. Sabelli, sul concetto di “circo magico, da quello “grande”, ricco e planetario di Savary a questo suo “piccolo” povero e locale, opera uno scarto di genere e di poetica; quello inarrivabile del grande uomo di teatro argentino naturalizzato francese giocava sulla delicatezza, sulla poesia che si fa equilibrio tenero e narrazione mimetica, nella quale la parola viene soverchiata dal gesto e dall’invenzione.

Ed è quello che accade, in definitiva, per alcuni splendidi minuti, anche nel piccolo circo magico di Sabelli, a cura della funambolica Soraya Esteban, nella complessa e suggestiva scena mimica del bacio, quando ella interpreta con misurata maestria entrambi i personaggi di un incontro d’amore. Ma l’attrice spagnola, nel corso dello spettacolo, cambia sovente registro con sperimentata disinvoltura: dall’animatrice di pupazzi che ella stessa costruisce, al comico di testa e surreale, fino all’ammiccamento imbonitore, costituendo con la sua vitalità, il canovaccio sul quale si sviluppa l’azione narrativa. Luca La Gatta partecipa a questo gioco non solo con la giocoleria che costituisce la sua vocazione e il suo talento, ma anche interpretando personaggi (per esempio il pirata Jack Sgarrow parodia infantile del personaggio interpretato al cinema da Johnny Depp) che arricchiscono l’imprevedibile messa in scena. Paolo Santoro, infine, si produce in alcuni giochi illusionistici, in bilico permanente fra la meraviglia e l’effetto comico, quest’ultimo rafforzato dalla lingua molisano-partenopea di un esilarante Pasqualino Maraja.

Le scene sono di Sabelli e i costumi di Marisa Vecchiarelli che collabora stabilmente col Teatro del Loto; Gianmarco Galuppo è l’aiuto regista, Stefano Iosue ha fatto le luci, Max Ferrante l’ufficio stampa, Maria Rosaria Amoroso ha curato l’organizzazione e la DubbleDesign la grafica dell’impeccabile materiale pubblicitario. In conclusione, questo ennesimo successo del magnifico presidio culturale ferrazzanese, rende ulteriormente incomprensibile come, rispetto alla crisi nella quale versa la produzione e la distribuzione di teatro nella nostra regione, della quale l’agonia del Savoia è un’inquietante rappresentazione simbolica, chi si sta occupando di delineare una via risolutiva scelga di non tenere in considerazione un’esperienza creativa, produttiva, professionale e imprenditoriale, diventata ormai veicolo suggestivo e di straordinaria efficacia per la cultura e per la civiltà della nostra regione.

Antonio Ruggieri75 Posts

Nato a Ferrazzano (CB) nel 1954. E’ giornalista professionista. Ha collaborato con la rete RAI del Molise. Ha coordinato la riedizione di “Viaggio in Molise” di Francesco Jovine, firmando la post—fazione dell’opera. Ha organizzato e diretto D.I.N.A. (digital is not analog), un festival internazionale dell’attivismo informatico che ha coinvolto le esperienze più interessanti dell’attivismo informatico internazionale (2002). Nel 2004, ha ideato e diretto un progetto che ha portato alla realizzazione della prima “radio on line” d’istituto; il progetto si è aggiudicato il primo premio del prestigioso concorso “centoscuole” indetto dalla Fondazione San Paolo di Torino. Ha ideato e diretto quattro edizioni dello SMOC (salone molisano della comunicazione), dal 2007 al 2011. Dal 2005 al 2009 ha diretto il quotidiano telematico Megachip.info fondato da Giulietto Chiesa. E’ stato Direttore responsabile di Cometa, trimestrale di critica della comunicazione (2009—2010). E’ Direttore responsabile del mensile culturale “il Bene Comune”, senza soluzione di continuità, dall’esordio della rivista (ottobre 2001) fino ad oggi. BIBLIOGRAFIA Il Male rosa, libro d’arte in serigrafia, (1980); Cafoni e galantuomini nel Molise fra brigantaggio e questione meridionale, edizioni Il Rinoceronte (1984); Molise contro Molise, Nocera editore (1997); I giovani e il capardozio, Nocera editore (2001).

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