Produrre e Distribuire…e auguri a chi se li merita

Editoriale del numero di dicembre 2016

Ci troviamo tutti noi, gli umani che viviamo sul pianeta Terra appena dopo la metà del secondo decennio del terzo millennio, al centro di una rivoluzione rutilante che viaggia in rete; in internet, su di un cloud sempre più sfrangiato e insinuante. Ci troviamo nel cuore della quarta rivoluzione industriale che promette la connessione dei sistemi digitali con il nostro corpo, in modo che diventino delle “bio-psico-tecnologie”, come dice da tempo Derrick de Kerckhove; che utilizzerà in maniera sempre più invasiva e strutturale i Big Data (le banche dati in connessione fra loro), cancellando l’ultimo simulacro di privacy che intanto esibiamo sconsideratamente in rete, in una dinamica che ha mutato dalle fondamenta il concetto stesso della “reputazione”, come finora l’abbiamo percepita; una rivoluzione che farà un uso sempre più massiccio di stampanti in 3D, capaci di adattare la produzione in tempo reale, anche quella industriale, agendo strategicamente sui nostri gusti e addirittura sui nostri bisogni.

Siamo a un rito di passaggio della nostra presenza nel mondo, come genere umano. Differentemente dalle epoche precedenti, proprio per l’intrusione pervasiva di tecnologie sempre più sofisticate, produrre le merci – trasformare le materie prime – non è più un problema. Quello che all’esordio del capitalismo si faceva con grande sforzo, sfruttando una sterminata schiera di uomini, donne, sovente anche di bambini e impiegando macchine ingombranti e costose, adesso si realizza con l’ausilio di strumentazioni sempre più “intelligenti” e maneggevoli, che ci seguono (ci assediano?) in ogni istante dell’esistenza. Questi macchinari però, sono nemici del lavoro così come lo abbiamo conosciuto finora.

Le librerie telematiche fanno chiudere quelle che presidiavano ed alimentavano la civiltà e la cultura delle nostre città; la grande distribuzione, in alleanza sordida con i famigerati call center, ha già smantellato la rete commerciale di prossimità minuta e relazionale, che ha supportato e accompagnato la modernizzazione; nelle banche gran parte degli impiegati  sarà sostituita (lo è già) da bancomat polifunzionali che interloquiscono con la clientela e rilasciano “apposite ricevute”; nelle fabbriche e nelle campagne l’automazione ha cambiato la natura, la fisiologia di quella ci siamo abituati a chiamare forza-lavoro: dagli umani alle macchine, reperibili a prezzi sempre più accessibili. Produciamo di più, con meno sforzo e con meno ore lavorate, ma questo mette “fuori mercato” centinaia di migliaia di persone che perdono il lavoro, e, senza reddito, finiscono ai margini della società.

Se produrre è diventato semplice e vantaggioso, dobbiamo metterci in grado di distribuire socialmente i frutti di questo vantaggio; bisogna lavorare meno ma tutti, allargando lo spazio che ognuno dedica alla famiglia, alle relazioni sociali, allo sport o alla cultura. In Svezia, a Goteborg, dalla primavera del 2014, il Municipio sta conducendo un esperimento che ha portato l’orario lavorativo dei dipendenti a 30 ore settimanali (6 ore per 5 giorni); il vice sindaco Mats Pilhem si è dichiarato molto soddisfatto della sperimentazione, considerando che è diminuito drasticamente l’assenteismo per malattia e che i dipendenti comunali si sono dichiarati, generalmente più felici. La rivoluzione delle macchine potrebbe essere l’opportunità per avviare un nuovo umanesimo, innovativo, ambientalista e solidale, che metta fuori causa il mefitico capitalismo finanziario che ci sta sprofondando in un baratro, ma potrà disegnare anche, come sta disegnando la catastrofe per la nostra specie, minacciata innanzitutto da una malintesa idea di progresso, incivile, cieca e speculativa.
Quello che ci capiterà, in definitiva, dipende solo da noi.

… E considerate le festività imminenti, a nome della redazione de il Bene Comune, rivolgo gli auguri più sentiti.
Non a tutti però, solo a chi sente, in coscienza, di meritarli.

Antonio Ruggieri75 Posts

Nato a Ferrazzano (CB) nel 1954. E’ giornalista professionista. Ha collaborato con la rete RAI del Molise. Ha coordinato la riedizione di “Viaggio in Molise” di Francesco Jovine, firmando la post—fazione dell’opera. Ha organizzato e diretto D.I.N.A. (digital is not analog), un festival internazionale dell’attivismo informatico che ha coinvolto le esperienze più interessanti dell’attivismo informatico internazionale (2002). Nel 2004, ha ideato e diretto un progetto che ha portato alla realizzazione della prima “radio on line” d’istituto; il progetto si è aggiudicato il primo premio del prestigioso concorso “centoscuole” indetto dalla Fondazione San Paolo di Torino. Ha ideato e diretto quattro edizioni dello SMOC (salone molisano della comunicazione), dal 2007 al 2011. Dal 2005 al 2009 ha diretto il quotidiano telematico Megachip.info fondato da Giulietto Chiesa. E’ stato Direttore responsabile di Cometa, trimestrale di critica della comunicazione (2009—2010). E’ Direttore responsabile del mensile culturale “il Bene Comune”, senza soluzione di continuità, dall’esordio della rivista (ottobre 2001) fino ad oggi. BIBLIOGRAFIA Il Male rosa, libro d’arte in serigrafia, (1980); Cafoni e galantuomini nel Molise fra brigantaggio e questione meridionale, edizioni Il Rinoceronte (1984); Molise contro Molise, Nocera editore (1997); I giovani e il capardozio, Nocera editore (2001).

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