Io, Petta, Turzo, Ruzzone, Iammacone e Iannacone
Con la scusa di incitarmi a non staccare la spina, Giovanni Petta mi ha indirizzato una lauda che più imbarazzante non si può, per di più accompagnata da un poetico brano del grande Vecchioni, che a un vecchione come me “te fa chiagne”, per dirla come essere alla Cantina Iammacone. Pregherò Antonio Ruggieri di conservare il testo di Petta: potrebbe servirgli al momento di pubblicare sul Bene Comune il mio “coccodrillo” (genere di elogio funerario che i giornali tengono in frigo fino al momento della dipartita di un loro collaboratore). Pensate alla mia incredibile fortuna di poterlo leggere in anteprima. Da vivo.
Caro Petta, noi ci conosciamo solo per essere coinquilini e tenutari di rubriche su BC, e in tale veste ci leggiamo e stimiamo a vicenda. Allora, non per mettermi a fare minuetti con reciproca reverenza, ma solo perché, prima che il coccodrillo vada in stampa, questa mi rimane un’occasione unica per dirti quanta invidia provo ogni mese nel leggere il tuo strepitoso “molitaliano”. Un’ invidia che nasce dal fatto che se io scrivo “Sturm und Drang”, poi devo fare una parentesi per pregare i lettori (senza citare Tom Wolfe) di non prendermi per un radical-chic. E so che se arrivo a un centinaio di click e a mezza dozzina di like, è già un successone. Tu invece, caro Giovanni, col tuo originalissimo molitaliano, ti sei inventato un imperdibile e irripetibile codice etnico-linguistico. A leggerlo è apparentemente semplice, dà a tutti l’impressione di poterlo imitare. Io non ci sono riuscito perché so benissimo quanto queste tue costruzioni e locuzioni sintattiche e grammaticali siano frutto di una immersione profonda nel nostro “medioriente”.
E’ questo tuo corrosivo talento pop alla (falsa) portata di tutti che invidio, sapendo che non mi sarà mai concesso di poter bazzicare con te e Ruzzone la mitica Cantina Iammacone. Anzi immagino i “cazziatoni” che mi riservereste per aver sbagliato indirizzo. A proposito di Iammacone, che confondo sempre col premiato collega televisivo Iannacone, il prossimo Premio San Giorgio io lo darei proprio a te caro Rossano Turzo, pardon caro Giovanni Petta.
Giuseppe Tabasso360 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
1 Comment
Carolina Mastrangelo
18 Luglio 2019 at 13:34I tuoi pezzi al peperoncino sono sempre stupendi. Non saprei dire quale di più.