Il cinema hollywoodiano e la propaganda

di William Mussini

Nell’occidente europeo come in Italia, il nostro immaginario collettivo è stato condizionato e colonizzato da decenni di cinema Hollywoodiano di natura propagandistica. Diciamolo senza timore di smentite: siamo letteralmente ossessionati dal modello americano; è una moda che prende origine in chiave moderna dal secondo dopoguerra e che ha permeato gli stili di vita di intere generazioni, attraverso le ingerenze politiche, i miti del successo e dell’arricchimento alla portata di tutti, di quel sogno americano diffuso e profuso dagli schermi cinematografici e televisivi.

Sappiamo bene che anche la musica e la letteratura americana hanno lasciato tracce ben marcate nelle menti delle giovani generazioni, soprattutto di quelle vissute a cavallo del boom economico degli anni sessanta; pensiamo ad autori come Hemingway, Philip Roth, Wallace, Jonathan Franzen, ed ai ancor più seducenti Arthur Miller e Jack Kerouac che contribuirono fattivamente alla creazione dei movimenti di ribellione opposti al modello dominante di quegli anni controversi. L’azione però più incisiva che ha colonizzato e condizionato l’immaginario collettivo occidentale, è stata senza dubbio portata avanti in modo determinato e capillare dal cinema conformistico Hollywoodiano, dagli inizi del secolo scorso sino ai nostri giorni.

È infatti in atto da decenni un’operazione propagandistica filo governativa, attraverso il monitoraggio e l’allineamento al ”paradigma politico prevalente” dei contenuti narrativi, orchestrata dagli studi aziendali di Los Angeles in stretta collaborazione con il Dipartimento della Difesa, la CIA ed altre numerose agenzie governative statunitensi. Centinaia di milioni di dollari sono impiegati nell’industria cinematografica Hollywoodiana per promuovere la politica estera americana attraverso la produzione di film come:“Dark Zero Trenta” Sponsorizzato dalla CIA, Oscar per il “Miglior Film di Propaganda”, Black Hawk Dawn, Zero Dark Thirty e Argo di Ben Affleck premiato agli Oscar da Michelle Obama come miglior film nella 85ma edizione degli Academy Awards nel 2013.

Da un articolo del 2014 di Julie Lévesque intitolato “Propaganda, Hollywood e CIA”, leggiamo: “Secondo Soraya Sepahpour-Ulrich, Argo è un film di propaganda che nasconde la brutta verità sulla crisi degli ostaggi iraniana ed era volto a preparare il pubblico statunitense allo scontro con l’Iran: “Gli osservatori della politica estera sanno da tempo che Hollywood riflette e promuove le politiche statunitensi (a sua volta, determinate da Israele e dai suoi sostenitori), Hollywood e Casa Bianca rivelano il loro patto e mandano un messaggio in tempo per i prossimi colloqui sul programma nucleare iraniano (…) Hollywood ha una lunga tradizione nel promuovere la politica degli Stati Uniti. Nel 1917, quando gli Stati Uniti entrarono nella Prima Guerra Mondiale, il Comitato per la pubblica informazione (CPI) del presidente Woodrow Wilson arruolò l‟industria cinematografica degli USA per produrre film di propaganda a sostegno della „causa‟.”

Zero Dark Thirty è un altro grande film propagandistico che ha suscitato indignazione alla sua prima uscita. Sfrutta gli orribili eventi dell’11 settembre per presentare le torture come un male efficace e necessario: “Zero Trenta Dark è inquietante per due ragioni. In primo luogo, lascia lo spettatore con l‟impressione errata che la tortura abbia aiutato la CIA a trovare il nascondiglio di bin Ladin in Pakistan. In secondo luogo, ignora l‟illegalità e l‟immoralità della tortura come strumento d‟indagine.

Il thriller si apre con le parole “Basato su resoconti di prima mano su eventi reali”. Dopo aver mostrato i filmati dei terribili attacchi dell‟11/9, passa a una lunga e impressionante rappresentazione delle torture. Il detenuto “Ammar” viene sottoposto a waterboarding, posizioni di stress, privazione del sonno e confinato in una piccola scatola. Rispondendo alle torture, divulga il nome del corriere che porta infine la CIA alla posizione e all‟assassinio di bin Ladin. Sarà buon teatro, ma è impreciso e fuorviante”.

(Marjorie Cohn, “Zero Dark Thirty: Torturare i fatti”) All’inizio di quest’anno i Golden Globe hanno spinto alcuni analisti a criticare l’oscura “celebrazione dello Stato di polizia” di Hollywood sostenendo che il vero vincitore del Golden Globe è il complesso militare-industriale: “Homeland ha avuto miglior serie tv, e migliori attore e attrice televisivi. È uno spettacolo molto divertente che in realtà ritrae alcuni dei difetti del sistema MIIC.

Argo ha avuto miglior film e miglior regista. Glorifica la CIA e Ben Affleck ha assai elogiato la CIA. La migliore attrice è Jessica Chastain, per l‟infame film che propaganda la tortura”.

Il Complesso Militare Industriale d’Intelligence ha un ruolo sempre più pervasivo nella nostra vita. Nei prossimi anni vedremo film sull’uso dei droni di forze di polizia e spionaggio negli Stati Uniti. Già vediamo filmati che mostrano come le spie possono violare ogni aspetto della nostra privacy, gli aspetti più intimi della nostra vita. Con film e serie TV che celebrano queste estensioni cancerose dello Stato di polizia, Hollywood e i grandi studi banalizzano le idee che ci presentano, mentendo al pubblico creando storie fasulle per coprire ciò che accade realmente. (Rob Kall citato sul Washington Blog, The CIA and Other Government Agencies Dominate Movies and Television)”.

Il romanziere Tom Clancy ebbe un rapporto particolarmente stretto con la CIA. Nel 1984 Clancy fu invitato a Langley dopo aver scritto Caccia a Ottobre Rosso, poi ridotto in film del 1990. L’Agenzia l’invitò di nuovo quando lavorava su Giochi di potere (1992) e per l’adattamento cinematografico venne concesso l’accesso alle strutture di Langley. Di recente, The Sum of All Fears (2002) raffigura la CIA rintracciare dei terroristi che vogliono fare esplodere una bomba nucleare sul suolo statunitense. Per tale produzione, il direttore della CIA George Tenet guidò personalmente gli autori in un tour al quartier generale di Langley, la star del film Ben Affleck consultò gli analisti dell’Agenzia, e Chase Brandon ne fu un consulente.

Le vere ragioni della CIA nell’adottare un ruolo “consultivo” in tali produzioni furono chiaramente rilevate dal commento solitario dell’ex Associate General Counsel della CIA, Paul Kelbaugh. La propaganda/alleanza Hollywood-CIA è sopravvissuta alla critica estera ed a quella interna dell’apparato produttivo americano non allineato al “sistema”, grazie al collaudato sodalizio tra informazione mainstream, politica e show business, alla raffinata combinazione tra contenuti narrativi emozionali e messaggi subdolamente mascherati grazie alla riproposizione in loop di archetipi falsamente immortali.

L’alleanza Hollywood-CIA è viva e vegeta e ritrae ancora gli USA come “leader del mondo libero” che combattono il “male” in tutto il mondo. È scontato che i “buoni” nella stragrande maggioranza di film e serie televisive made in USA, sono e saranno sempre gli americani! Con questa riflessione che rivela un evidente paradosso, vorrei semplicemente ribadire quanto sia stupido e anacronistico, continuare a considerare l’industria cinematografica Hollywoodiana come la massima espressione di un’arte divenuta arma di propaganda, sempre più evidentemente lontana dalla verità e dalla sua vocazione originaria.

William Mussini76 Posts

Creativo, autore, regista cinematografico e teatrale. Libertario responsabile e attivista del pensiero critico. Ha all'attivo un lungometraggio, numerosi cortometraggi premiati in festival Internazionali, diversi documentari inerenti problematiche storiche, sociali e di promozione culturale. Da sempre appassionato di filosofia, cinema e letteratura. Attualmente impegnato come regista nella società cinematografica e teatrale INCAS produzioni di Campobasso.

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