Dal nulla tautologico alla crescita spirituale

Riceviamo e pubblichiamo da William Mussini 

di William Mussini

Attualmente, secondo le più ottimistiche previsioni, “siamo in una fase di risveglio selettivo delle
coscienze!”. Lo affermano diversi analisti, sociologi e liberi pensatori umanisti che, da tempo, studiano le
cause di un impoverimento delle peculiarità psicosociali dell’umanità tecno-dipendente, comprendendole,
superandole e prodigandosi per il miglioramento spirituale e comportamentale delle genti contemporanee.

Durante due anni di emergenza pandemica portata al parossismo da campagne mediatiche terroristiche e da provvedimenti sanitari discutibili, buona parte dell’umanità, soprattutto in Occidente, ha sviluppato
dipendenze e psicosi, isterie collettive alimentate dalla paura e dall’esigenza di appartenere alla maggioranza, obbedendo all’istinto primario di proteggersi nel gregge da pericoli incombenti più o meno tangibili.

La risultanza dell’accrescimento esponenziale di paura, ansia e depressione, si è palesata in diverse forme di appiattimento coscienziale, aggravato dal manifestarsi di un bi-pensiero trasversale alle ideologie politiche e filosofiche. “Ciascuno è figlio delle proprie opere, e come la passività si fa il letto, così dorme. Il più grande risultato della decomposizione catastrofica della società di classe è che, per la prima volta nella storia, il vecchio problema di sapere se gli uomini, nella loro massa, amano realmente la libertà, è ormai superato: perché ora si troveranno costretti ad amarla”. Guy Debord, La société du Spectacle, Gallimard, Paris, 1992.

Le menti dei cittadini della società debordiana, già fortemente compromesse da decenni di destrutturazione tautologica attraverso la volgarizzazione dei media di sistema, sono risultate terreno fertile sul quale ha attecchito l’illogico, la dicotomia di pensiero, l’acriticità scaturita da analfabetismo funzionale: “Nel report Ridisegnare l’Italia – Proposte di governance per cambiare il Paese si documenta che tutte le generazioni nate fino alla fine degli anni 60 hanno fatto registrare tassi crescenti di passaggio verso classi sociali di livello superiore rispetto a quelle di origine; poi l’ascensore sociale si è rotto, o meglio ha iniziato a muoversi solo verso il basso. «Per i nati tra il 1972 e il 1986 chi sperimenta una mobilità verso il basso è tale da superare i livelli registrati da tutte le generazioni precedenti», e la disuguaglianza è diventata una caratteristica principe della nostra società”.

Come riportato da greenreport.it: «La popolazione italiana sembra vivere passivamente la crisi del Paese
anche a causa – risponde il report Ambrosetti – del suo livello di analfabetismo funzionale, che è forse la più grande emergenza che oggi il Paese si trova ad affrontare». L’altro lato della medaglia è il progressivo
declino di partiti e (dunque) politica: «Nel corso degli anni il confronto pubblico si è via via trasformato in
uno scontro tra tifoserie, basato spesso su preconcetti e non su una conoscenza sostanziale dei temi e dei fatti oggetto di discussione».

Per analfabetismo funzionale il report intende, classicamente, l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Si traduce, in pratica, nell’incapacità di comprendere valutare e usare le informazioni che riguardano l’attuale società, ed è un problema che riguarda la grande maggioranza degli italiani, più di sette su dieci – contro una media di Ocse del 49% – sono analfabeti funzionali o hanno capacità cognitive e di elaborazione minime, come indicano le indagini Isfol- Piaac sulle competenze degli adulti (16-65enni).

Il quadro a tinte fosche che viene fuori dai vari report evidenzia tutte le grandi contraddizioni della
modernità. La stragrande maggioranza dei cittadini non ha la capacità di risollevarsi da una condizione
materialistica del quotidiano, da una percezione ed analisi limitate della realtà, condizionate da mille
distrazioni e deviazioni. In mancanza di spirito critico e di capacità cognitive che permettano di avere una
visione completa dei fatti, il cittadino moderno si limita a vivere di luoghi comuni, di passioni artefatte e
conformiste, di pettegolezzi da bar.

Nel denunciare questa condizione di inconsapevolezza esistenziale, si potrebbe incorrere nello scherno degli imperituri conformisti che, pur di non dover affrontare una rivoluzione interiore ed uno stravolgimento di convinzioni stereotipate, preferisce, da sempre, contro il buon senso, dileggiare, denigrare e condannare il Socrate di turno. “Come risulta dall’Apologia di Socrate, il processo gli viene intentato (nel 399 a. C.) per l’odio maturato contro di lui nei suoi concittadini (non solo poeti e artigiani, ma anche uomini politici), tormentati dalle sue domande, costretti ad ammettere che non sanno quello che credono di sapere e che non sono quello che credono di essere, anche se ufficialmente egli viene accusato di corrompere i giovani e di introdurre nuove divinità. In un certo senso l’accusa è giustificata: Socrate induce i giovani allievi a dubitare di ciò che appare ovvio ed è considerato accettabile (tra cui il culto dovuto agli dei della città, fondamentale non tanto per motivi religiosi, quanto per cementare la solidarietà politica tra cittadini e soldati): nella ricerca del bene, infatti, non ci si deve fermare davanti a nulla e, se necessario, dubitare di tutto”.

Le persone ipnotizzabili sono vittime ignare di chi usa la tautologia con tecniche ben affinate di
persuasione. “È noto che i dittatori, e comunque molti governanti, oltre che varie categorie professionali che si trovano ad avere nelle mani il potere di controllo e dominio sugli altri, siano spesso degli psicopatici, con un alto livello di intelligenza, di tipo razionale non emozionale, mi riferisco agli studi di Robert D. Hare, che ha dedicato oltre 35 anni della sua carriera allo studio della psicopatia (La psicopatia, Astrolabio 2009) costoro sono anche dei bravi manipolatori delle masse e conoscono le tecniche di suggestione di massa”. Ad esempio: “Attraverso l’uso continuativo di guanti e mascherine, quindi oggetti d’uso comune, si riesce a ridurre la percezione sensoriale tattile e olfattiva, oltre alla riduzione di ossigeno da introdurre con la respirazione e queste sono già condizioni sufficienti a scatenare disagi e sofferenze notevoli”.

In contrasto alla deriva delle masse, i moderni socratici, dubbiosi, critici e anti sistema, osservano oggi le
greggi muoversi e seguire abbrivi improbabili; essi, i socratici, attendono che, fra gli armenti assuefatti ed
ipnotizzati da DJ dalle voci suadenti, influencer, politici, commentatori, giornalisti ed esperti, alcuni
finalmente si sgancino e si dirigano verso sentieri alternativi, verso la realtà fattuale, oltre il filtraggio dei
padroni del discorso.

Una esigua minoranza di teste pensanti e di cuori libertari sembra che, proprio in questo momento storico, si stia ricavando il proprio spazio di uomini non assoggettabili, coltivando a pieno l’amor proprio, la giustizia, l’etica e la logica aristotelica. Alla continua ricerca di nuova consapevolezza, i libertari socratici coltivano l’amore per se stessi e per il prossimo, arricchendo lo spirito, rinunciando in misura sempre maggiore all’ingannevole agio del benessere materialistico. Una umanità nuova sta nascendo o si sta risvegliando mentre il Titanic chiamato Occidente carico di ignari migranti, si dirige verso mari nebbiosi, sempre più distopici, in stato d’emergenza perenne, in attesa dello schianto definitivo.

William Mussini76 Posts

Creativo, autore, regista cinematografico e teatrale. Libertario responsabile e attivista del pensiero critico. Ha all'attivo un lungometraggio, numerosi cortometraggi premiati in festival Internazionali, diversi documentari inerenti problematiche storiche, sociali e di promozione culturale. Da sempre appassionato di filosofia, cinema e letteratura. Attualmente impegnato come regista nella società cinematografica e teatrale INCAS produzioni di Campobasso.

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