Biodiversità a nostra insaputa

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Non ci accorgiamo delle particolari varietà di piante e animali che vivono intorno a noi, una consapevolezza che manca anche per la scarsa diffusione della cultura scientifica nella nostra regione (Ph. M. Martusciello-Flora del Matese-da sinistra a destra: Epatica Nobilis e Orchidee Sambucine)

Biodiversità è un termine che appare generico se non lo si sostanzia con l’indicazione delle cose cui si riferisce. Proviamo a farlo iniziando dal mondo vegetale con un esempio particolarmente significativo, quello dei boschi dove la presenza o meno di radure al suo interno incide sul grado di biodiversità; nella legge forestale regionale che ha ormai 16 anni non è prevista, forse perché in quel periodo non se ne aveva la consapevolezza pur essendo contemplati nella definizione di bosco gli spazi aperti circondati da alberi di superficie inferiore a mq. 2000 (art. 5), la tutela delle radure dette da noi «cese».

Ciò vale per i boschi di querce, ma nel Molise vi è una spinta diversificazione dei soprassuoli forestali che comprende oltre le querce, i faggi e le piantagioni di conifere e in tali ultime due categorie di distese boschive non vi sono radure. Va sottolineato che le superfici boscate si distinguono anche per le modalità di coltivazione, che per quelle di quercia è, di regola, il ceduo mentre il faggio è governato ad alto fusto e anche ciò incide sulla biodiversità.

In verità, vi sono pure querceti, o meglio cerrete (il cerro è una varietà di quercia), trattati ad alto fusto come si vede nel Bosco di Trivento, in località Pianelle di Tufara, a Rocca Tamburri tra Agnone e Pietrabbondante; questi ultimi sono sempre di proprietà municipale oltreché si rileva che sono più grandi di quelli privati e anche a livello complessivo l’estensione boschiva comunale è maggiore di quella appartenente a privati. Nuove formazioni boscose si vanno affermando nel Molise e sono quelle di acacia sia per via dei finanziamenti regionali concessi per il rimboschimento di suoli abbandonati sia per la ricolonizzazione spontanea dei terreni operata da questa specie definita, per tale aspetto, invasiva; l’acacia insieme all’ailanto e alla robinia perché estranee alla flora locale ed infestanti nella Strategia Nazionale per la Biodiversità alla quale deve conformarsi quella Regionale in corso di preparazione la loro diffusione è da contrastare.

Compiendo un salto, ma rimanendo ancora nel tema della biodiversità, si accenna ora alle situazioni critiche relative alla fauna e in particolare all’orso e al lupo, due animali simbolo del nostro patrimonio naturale. Secondo la classificazione europea l’orso marsicano rientra tra le “specie in pericolo critico”, anzi è il mammifero più a rischio del continente, la lontra avvistata lungo i principali corsi d’acqua molisani, e la tartaruga caretta che frequenta le nostre spiagge sono ricomprese nelle «specie in pericolo», mentre il lupo in quelle «vulnerabili». Gli orsi marsicani costituiscono una comunità isolata e sono proprio per ciò minacciati di estinzione.

Essi sono autoctoni di un’area ristretta, quella compresa nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e in riferimento agli endemismi occorre puntualizzare che essi sono fenomeni rari nella classe dei vertebrati. Al contrario il lupo sembra, dopo un lungo periodo di stasi, in crescita: se prima il loro gran numero era legato alla quantità di ovini in questa terra non solo predandone i capi durante l’alpeggio in montagna, ma seguendo le pecore nella transumanza, oggi il cibo disponibile da inseguire è rappresentato dai cinghiali i quali sono in espansione.

I lupi si spostano dietro i cinghiali che si muovono verso i terreni marginali abbandonati dall’agricoltura i quali aumentano pure nel basso Molise. Con un ulteriore capovolgimento di fronte, ci si occupa adesso degli habitat i quali sono centrali per la difesa della biodiversità e ci soffermiamo su due tipologie di ambienti poco considerati nelle politiche di tutela. Iniziamo dalle aree umide che qui da noi sono sia costiere, le Fantine di Campomarino, sia montane, il lago stagionale di Civitanova.

Esse sono tra gli ambienti maggiormente vulnerabili subendo trasformazioni per colpa dell’azione di bonifica che ha prosciugato le Fantine e delle captazioni idriche, quella effettuata alla sorgente del Pincio che alimenta, ora in maniera minore, il lago di Civitanova. Proseguiamo con il secondo ambiente che si è detto trascurato il quale è il mare. Nel tratto di Adriatico prospiciente le coste molisane non vi sono Siti di Interesse Comunitario (SIC) nonostante il ritrovamento della Cymocidea nella Prateria di Posidonia che tappezza il fondo marino vicino alla riva.

L’interesse delle popolazioni rivierasche nei confronti dell’ambiente marino, finora rivolto unicamente alle Tremiti diventate Parco Nazionale, si è risvegliato in coincidenza con la presentazione di altre proposte di perforazione alla ricerca di idrocarburi. Il problema ecologico che si paventa è che tale attività provocando l’incremento dei sedimenti sabbiosi in sospensione possa nel tempo danneggiare gli habitat della fauna ittica. Rimaniamo sulla costa e, ancora, ovviamente, sulla biodiversità ma spostiamo l’attenzione dai pesci agli uccelli per dire che essa è una rotta primaria di migrazione tra Europa e Africa dove avviene il loro svernamento.

La creazione dei SIC è in funzione della conservazione di molteplici specie vegetali ed animali che pone meno attenzione agli uccelli per i quali, invece, sono state istituite le Zone di Protezione Speciale (ZPS) che inglobano alcuni Siti di Importanza e, a loro volta, sono ricomprese nelle Important Bird Areas (IBA), non coincidendo sempre i confini delle due. Le tematiche finora toccate, come si è avvisato all’inizio, sono unicamente delle specificazioni del contenuto della parola biodiversità.

Ogni illustrazione del significato di tale vocabolo è, di necessità, parziale tanto è ampio questo concetto. Il mondo della biodiversità è così vasto che include una moltitudine di campi. Esso è parte della vita di tutti noi contribuendo alla sopravvivenza dell’uomo; la sua salvaguardia, che implica quella dei vari ecosistemi naturali, è essenziale per i servizi che fornisce i quali vanno dalla depurazione delle acque consentita da corpi idrici integri alla fornitura di acqua potabile pura se non è contaminato il suolo a monte del punto di prelievo, dalla protezione dei pendii dalle frane fornita dalle essenze arboree e arbustive che con le radici bloccano l’erosione alla cattura dell’anidride carbonica da parte del fogliame delle piante.

A contribuire non sono solo le componenti per così dire di taglia maggiore, ma in un’ottica ecosistemica, anche gli elementi più minuti come le graminacee tra le quali c’è la Stipa Austroitalica, una delle poche specie di flora « prioritaria » presente nelle aree della Rete Natura 2000 nella nostra regione oppure quelle piantine frutto di una dura selezione che si aggrappano alle rocce, alle tante Morge comprese nell’elenco dei SIC molisani o resistenti allo scivolamento del terreno nei calanchi, anch’essi di frequente SIC, che se quantitativamente insignificanti sono qualitativamente importanti.

Francesco Manfredi Selvaggi584 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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