Asterischi e parentesi vuote

di Umberto Berardo

Ho conosciuto Costantino Simonelli agli incontri preparatori che insieme al compianto amico Leo Leone organizzammo a Campobasso nell’autunno del 1994 in preparazione di quel “Laboratorio Politico Molise” che animò allora il dibattito culturale e politico nella regione. Per anni poi la vita mia e quella di Costantino hanno seguito percorsi che non si sono incontrati.

Di lui, attraverso miei amici, continuavano a giungermi il valore professionale di medico e gli aspetti di una personalità capace di entrare in sintonia non solo con i pazienti, ma più in generale con le persone con le quali si relazionava. Ho ritrovato questo dottore nella cosiddetta “richiesta di amicizia” su Facebook ed in uno dei primi SMS mi chiedeva se ero proprio quell’Umberto del tentativo di costruzione del laboratorio Politico Molise del 1994.

Quando mi ha trasmesso l’invito per la presentazione della sua antologia di racconti “Asterischi e parentesi vuote”, edita da Il Bene Comune, gli ho comunicato che sarei stato presente sicuramente all’evento. Ho goduto quella serata all’Hotel San Giorgio di Campobasso non solo perché mi è stato possibile riabbracciare l’autore, ma soprattutto per il clima di attenzione, di stima, d’interesse e di affetto per lui che si è respirato in una sala affollatissima dall’inizio e per tutta la serata.

A questo aggiungo che l’autore e l’amico Gianni Spallone sono stati davvero molto bravi nell’organizzare e condurre in modo originale l’incontro culturale. Di Costantino Simonelli non conoscevo i multiformi interessi artistici e letterari né la produzione poetica che spero di poter leggere presto. Dopo una lettura davvero godibile della sua pubblicazione voglio fargli il dono meritato delle umili riflessioni che seguono. Sicuramente bella è stata l’iniziativa di cimentarsi con un’opera di narrativa quale un’antologia di racconti provando un nuovo genere letterario.

Lo ha fatto, come scrive nella prefazione Gianni Spallone, in assoluta libertà di pensiero, ma anche nella scelta di uno stile narrativo talmente e volutamente espressivo che lo porta a rifuggire dagli schemi tradizionali del racconto stesso come pure a passare senza alcun impaccio da una forma e da un lessico alti, ricchi, ricercati, efficaci, intensi, incisivi ad un linguaggio ed a forme di comunicazione fatte anche del gergo e del modo espressivo tipico dei personaggi che proprio grazie a questo modo originale di narrare sono rappresentati in tutta la loro autenticità.

È proprio questa libertà che a mio avviso porta l’autore a costruire la fabula e l’intreccio dei racconti con un’atipicità davvero apprezzabile. Simonelli ha pubblicato un’antologia di racconti molto varia e diversificata sul piano contenutistico e capace di spaziare non solo sui tanti aspetti della vita reale, ma anche su quel filo di surrealismo dentro il quale s’infila con un mestiere ben collaudato, fatto in particolar modo di grande forza immaginativa e creatrice, ma soprattutto di un umorismo coinvolgente, ricercato e talora amaro. Bello, davvero intrigante e capace di incuriosire il titolo.

La prima sensazione che ho percepito dopo una lettura attenta di quest’opera è la capacità dell’autore di attirarti attraverso un groviglio voluto di successioni di elementi dialogici e narrativi profondamente collegati tra loro come dimostra anche la non chiusura dei primi attraverso i segni propri d’interpunzione. Dalle difficoltà e soprattutto dalle problematicità della vita Simonelli prova a svicolare con l’ironia, ma ti accorgi che in questo gioco voluto in molti racconti il sarcasmo cede il passo ad una riflessione indiretta e capace di analisi schematiche, ma davvero intime ed immense.

Le metafore sono un altro modo di arricchire una narrazione che sicuramente ti prende e ti crea disappunto se qualcuno la interrompe distraendoti. Nello stile sopra delineato il lessico e la forma narrativa passano da espressioni popolari a quelle densamente costruite attraverso sequenze davvero apprezzabili e studiate nei minimi particolari. La sua prima opera in prosa consente all’autore di entrare in un contatto molto intenso con il lettore e credo che questo sia da lui profondamente voluto in una nuova forma di comunicazione con se stesso e con gli altri.

Penso di poter dire che Simonelli in questa antologia abbia raggiunto il suo top narrativo e discorsivo nel racconto lungo ed in particolare in quello che dà il titolo all’intera opera, ma anche in “Antonio Di Paola (l’incidente)” ed in “Tumore di mamma” nei quali con rilevante efficacia riesce a trasmettere al lettore quell’immensa umanità che immerge di bellezza la narrazione, le descrizioni e l’acuta analisi psicologica dei personaggi.

Alla presentazione del volume l’autore ha detto che un’opera narrativa non può avere il fine di trasmettere principi o indicazioni etiche, ma è innegabile che il valore della condivisione e dell’attenzione agli altri si “respira” in ogni pagina di “Asterischi e parentesi vuote”. Detto questo, credo che Costantino Simonelli debba concentrarsi subito a “scrivere il suo romanzo epocale” senza aspettare, come scrive in terza di copertina, di andare in pensione.

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