Da salute a “saluti e baci” il passo è breve

Riceviamo e pubblichiamo

Ho un problema che ha due caratteristiche: è insoluto e non è di competenza di nessuno. Sono figlia di un paziente ottantaduenne, cardiopatico e ormai non più autosufficiente, in farmacoterapia ed ossigenoterapia.

Conoscendo i tempi di attesa per una visita specialistica, circa otto mesi fa, o forse più, ho prenotato una visita al fine di monitorare le condizioni di salute di mio padre ma, ancor più, di rinnovare il piano terapeutico per l’erogazione del farmaco che lui assume quotidianamente. La visita era stata fissata per questa settimana ma a ridosso della stessa mi è stato comunicato che era stata annullata in quanto lo specialista era ora malato e poi in ferie. Mi è stato anche chiesto di “sprogrammare” la visita programmata e di prenotarne un’altra.

Sono seguiti da parte mia una serie di tentativi di risolvere la questione “rinnovo piano terapeutico”, considerato che lo stesso può essere autorizzato solo da personale medico specialista dipendente della ASREM. Telefonate su telefonate, il centralino chiamato ininterrottamente e, anche quando qualche operatore mi ha risposto, mi è sembrato che il problema non fosse di competenza di nessuno. Tutti hanno riconosciuto l’esistenza del problema, ma nessuno ha saputo trovare una soluzione. Finalmente, dopo due giorni di rimpiattino e scaricabarile, sono riuscita a contattare l’ufficio di uno dei pezzi grossi, la cui segretaria mi ha confermato e ripetuto che il problema è evidente ma che non hanno soluzione.

Ho chiesto alla segretaria di passarmi al telefono il “Capo” anche per invitarlo ad essere più discreto, visto che mentre parlavo con la signora l’ho sentito dire in sottofondo che avevo rotto le scatole, anche se le sue parole non sono state proprio queste ed avrei problemi a riportarle integralmente. Sarebbe bello, e credo di farmi portavoce di molti, se qualcuno ricordasse al boss che i problemi dei pazienti sono anche problemi suoi, anzi sono innanzitutto problemi che lui è chiamato a risolvere, per il mandato che ha.

Aggiungerei anche che, se non ne la le capacità o la volontà, potrebbe sempre chiedere di fare il centralinista e smistare i problemi a chi è in grado di risolverli. La cosa certa è che dovrebbe avere una maggiore sensibilità ed una maggiore empatia, ma forse chiedo troppo, basterebbe anche solo un po’ di educazione.

Comunque a questo problema iniziale, a cui credo di aver trovato una soluzione, si sono aggiunte delle domande esistenziali che vi partecipo : “Secondo voi è giusto che io sprogrammi la visita programmata e ne prenoti una nuova che mi sarà fissata fra mesi e mesi?”, “E’ logico che i medici, dopo un lungo periodo di emergenza covid, con blocco di tutte le attività sanitarie programmate, fruiscano adesso delle ferie?” “E’ sensato lasciare delle specialità completamente scoperte autorizzando le ferie a tutti nello stesso periodo?”

Ops, ma io non sono un manager, né un addetto ai lavori, perciò non so rispondere, o forse è meglio che le risposte le diano gli altri, perché a me viene da ridere.

Dimenticavo: Come intendo risolvere il problema? Sto vedendo le offerte delle grandi aziende per acquistare un congelatore che mi consenta di infilarci mio padre, (senza depezzarlo preferibilmente) per poterlo scongelare fra qualche mese, quando riuscirò ad ottenere una visita specialistica. Un noleggio anche potrebbe andare. Penserete che sono matta, ma negargli la terapia necessaria sortisce lo stesso effetto che congelarlo.

Salut….. ognuno concluda per sé.

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