Brexit, il Regno Unito esce fuori dall’Erasmus, niente più scambi culturali tra gli studenti universitari britannici e quelli europei

di Gennaro Pignalosa

L’uscita della Gran Bretagna dal programma Erasmus pone in essere una ridefinizione delle relazioni di scambio culturale tra le università britanniche e quelle europee, una nuova condizione socio-culturale che sin dai primi mesi del 2021 vedrà gli studenti europei intenzionati a realizzare i loro progetti nel Regno Unito, vivere un’esperienza di studio molto diversa rispetto ai loro coetanei che li hanno preceduti fino al 2020.

In effetti, la Brexit, in base agli accordi di natura politico-economica stabiliti tra Regno Unito e Unione Europea, è stata concepita da parte del governo di Boris Johnson come uno strumento funzionale per la progettazione di un nuovo sistema di rapporti socio-economici con gli stati della UE, caratterizzato da vincoli giuridici e burocratici che riguardano i settori del lavoro, immigrazione, commercio e università, una situazione particolarmente complessa che comporterà non poche difficoltà per moltissimi cittadini europei che ambiscono a stabilirsi nelle terre oltre manica, ma in particolare assisteremo, nei prossimi anni, ad un cambiamento radicale che da un punto di vista economico influenzerà le scelte di tutti quegli studenti europei interessati a studiare in Gran Bretagna.

Secondo la politica del partito conservatore inglese, la decisione di lasciare il programma Erasmus, prende origine da riflessioni fatte sulla base di calcoli economici che pesano sul bilancio statale, infatti dalla rilevazione dei dati prodotti da alcune agenzie inglesi, nell’ultimo anno – il 2020 – solo diecimila studenti britannici hanno scelto di frequentare le università europee, contro i 25.000 studenti provenienti dalle diverse università europee che hanno fatto l’esperienza nelle istituzioni accademiche del Regno Unito, quindi secondo Johnson si tratta di costi troppo onerosi da sostenere.

Eppure dal 1987 in poi, grazie all’Erasmus, circa 5 milioni di studenti hanno realizzato delle esperienze di grande valore umano e culturale durante il percorso formativo, un programma europeo che ha permesso a ragazzi di culture diverse di acquisire e sviluppare non solo competenze professionali e scientifiche, ma anche capacità relazionali atte a costruire rapporti fondati sulla multiculturalità, dove la conoscenza e il rispetto reciproco delle differenze hanno rappresentato un fattore rilevante nello sviluppo di una identità europea.

In questo scenario, la Gran Bretagna sostituisce l’Erasmus con un programma di studio mondiale dal nome “Alan Turing” (in onore del matematico inglese e padre della moderna informatica), uno schema di scambi culturali che stabilisce rapporti con il mondo universitario asiatico a quello americano, dove gli studenti britannici potranno cogliere delle grandi opportunità non solo di studio, ma anche di ricerca, tirocinio pratico-applicativo e lavoro.

Questa situazione, però, complica la vita degli studenti europei interessati a studiare in Gran Bretagna, infatti con la Brexit venendo a mancare l’Erasmus il pagamento delle tasse universitarie non prevede più sostegni economici che fino all’anno scorso venivano garantiti da budget europeo e dalle stesse università, e mediamente il costo si aggira sui 25.000-30.000 euro annui, determinando, in tal modo, una oggettiva difficoltà economica per tutti quei gruppi di studenti provenienti da classi sociali meno facoltose.

Volendo fare una valutazione nel breve periodo sull’uscita della Gran Bretagna dall’Erasmus, se da un lato questa decisione consente alla politica britannica di agire con grande autonomia e senza più controlli da parte dell’Unione Europea, permettendo, quindi, al governo di Johnson, di costruire rapporti su scala globale con il sistema universitario mondiale, le cui finalità sono rappresentate da interessi economici, finanziari e tecnologici, e inoltre, creando maggiori opportunità di studio e di lavoro per gli studenti britannici, dall’altro, è possibile rilevare una riduzione delle opportunità per gli studenti europei, dove per molti di essi a causa delle impossibilità economiche l’esperienza di studio nelle prestigiose università britanniche, come ad esempio Cambridge e Oxford, così come la possibilità di vivere e di costruire nuove relazioni socio-culturali in città come Londra, Belfast, Manchester, Liverpool, rappresentano un sogno mancato, un miraggio causato dal pensiero politico post-moderno classista fondato sulla logica del potere e del profitto.

Gennaro Pignalosa77 Posts

Nato a Torre del Greco nel dicembre 1975. Sociologo di formazione presso l'Università Federico II di Napoli, si è poi specializzato in discipline relative alle politiche e servizi sociali. Si occupa di orientamento universitario presso l'Università del Molise, dove collabora come assistente alla cattedra degli insegnamenti di: Sociologia e Processi di globalizzazione. Dal 2016 collabora con la rivista il Bene Comune. È impegnato in studi e ricerche sull'integrazione sociale, immigrazione e globalizzazione.

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