Modelli teorici sull’integrazione sociale dei migranti: l’approccio francese

La società francese, invece, si è sempre preoccupata di salvaguardare la propria identità nazionale attraverso un modello assimilazionista, infatti il processo di costruzione sociale della repubblica francese, pur avendo dato vita alla formazione di un sistema sociale multietnico e multiculturale è riuscito a mantenere salda l’unità del paese mediante la condivisione di regole e valori pubblici insostituibili.

I percorsi di inclusione sociale per i gruppi etnici da poco giunti in terra di Francia, si basano sul principio in base al quale i nuovi arrivati possono acquisire i diritti di cittadinanza solo se rinunciano nelle relazioni sociali pubbliche ai quei valori, pratiche e simboli culturali della società di origine relegandoli nella sfera della vita privata, in tal senso è possibile dunque per gli aspiranti cittadini francesi fruire dei servizi offerti dalle istituzioni e integrarsi.

In realtà, dietro l’approccio di integrazione elaborato dalla cultura francese, si cela una forma di “neoliberismo sociale” (Tarozzi, Mancini, 2009, p. 18) particolarmente evidente in tempi di crisi economica, infatti se da un lato, ossia in periodi di crescita economica nazionale, il migrante può ritenersi soddisfatto del rapporto instaurato con la repubblica francese, dall’altro quando cioè le difficoltà economiche prevedono tagli di spesa pubblica per la cittadinanza, l’immigrato proprio perché in base alla sua scelta personale di vivere e di stabilirsi in Francia accettandone le sue leggi, collocato nei piani bassi della stratificazione sociale nazionale si ritrova a vivere in una condizione di grandi limiti, rappresentati sia dalla difficoltà di carenza di servizi istituzionali, a causa della crisi economica, e sia da difficoltà di accesso a quelle risorse relazionali e di aiuto che gli avrebbe garantito il gruppo di origine se qualora questi non l’avesse lasciato per integrarsi in Francia.

Come vediamo, si tratta di una condizione di blocco sociale che non facilita l’emancipazione e il progresso di integrazione per quei migranti deboli sotto il profilo relazionale.

Gennaro Pignalosa77 Posts

Nato a Torre del Greco nel dicembre 1975. Sociologo di formazione presso l'Università Federico II di Napoli, si è poi specializzato in discipline relative alle politiche e servizi sociali. Si occupa di orientamento universitario presso l'Università del Molise, dove collabora come assistente alla cattedra degli insegnamenti di: Sociologia e Processi di globalizzazione. Dal 2016 collabora con la rivista il Bene Comune. È impegnato in studi e ricerche sull'integrazione sociale, immigrazione e globalizzazione.

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