Inadeguatezza o altro?

di Umberto Berardo

Il momento pandemico che stiamo vivendo richiede ovviamente, come abbiamo sottolineato più volte, d’intervenire in modo generalizzato e con ogni decisione utile per impedire che il contagio si allarghi e per assicurare a chi ne viene contaminato di essere garantito nelle cure e nella salute.

È altrettanto vero in ogni caso che anche di fronte alle difficoltà che abbiamo di fronte è un dovere preciso di chi ha il compito di governare la società quello di studiare tutti gli strumenti capaci di mantenere saldi i sistemi dell’economia dei singoli Paesi e di quella mondiale sperando che essa possa essere indirizzata verso una qualità della vita accettabile per tutti gli abitanti del Pianeta.

Certo né i criteri strutturali dell’economia neoliberista né le regole dei mercati finanziari hanno questo scopo. Le storture che creano discriminazioni e diseguaglianze devono essere combattute ed eliminate.

Il Covid-19 e la sua diffusione ormai allargata sta creando lutti, ma rischia di far franare le basi su cui oggi poggia la produttività e lo stesso diritto al lavoro.

Nonostante la pregiudiziale opposizione agli strumenti economici e finanziari dell’attuale sistema produttivo e distributivo, perfino chi come noi non ha una specifica formazione al riguardo aveva capito da tempo che una bufera speculativa lo stava attaccando con rischi enormi soprattutto per aziende, lavoratori e piccoli risparmiatori.

Avevamo infatti pubblicato nei giorni scorsi le seguenti due riflessioni sui Social Network rispettivamente in data 9 e 10 marzo.

La borsa valori è un’invenzione del capitalismo lontana nei suoi paradigmi da ogni criterio etico.

Tuttavia almeno in questo momento difficile per l’economia italiana si possono stabilire criteri di chiusura temporanea di quella di Milano che impediscano agli avvoltoi di mettere in atto la speculazione indecente cui stiamo assistendo bruciando tra l’altro miliardi di capitalizzazione per tante aziende?

Infastidisce davvero la speculazione sulla situazione epidemica italiana da parte di alcuni paesi dell’unione europea.

Questa non si dimostra ciò che sognavano i suoi padri costituenti.

Europa, questo che stiamo vivendo è il momento per dimostrarti una comunità di popoli solidali, diversamente il rischio è la tua scomparsa e sarebbe un altro problema enorme!”.

L’articolo 23 del Regolamento europeo 236/2012 consente alla Consob restrizioni alle contrattazioni, ma queste nei giorni scorsi non ci sono state.

Davvero ci ha fatto molto male ieri sentirci delle Cassandre, ma, quando abbiamo sentito le dichiarazioni di Christine Lagarde, abbiamo capito subito che la situazione dei mercati avrebbe avuto un tonfo tra i più rischiosi della storia.

A differenza di Mario Draghi, che in qualche modo dal 2012 aveva messo in campo tutta una serie di misure per preservare l’euro ed impedire gli attacchi speculativi soprattutto contro Italia e Spagna, Lagarde nella conferenza stampa ha proposto misure del tutto inadeguate al momento come un QE di soli 120 miliardi per l’acquisto di titoli e obbligazioni, liquidità alle banche a tassi agevolati dello 0,75% sul denaro impiegato in prestiti alle aziende, condizioni favorevoli per prestiti.

Nessuna definizione ancora delle garanzie che le banche dovrebbero dare per i prestiti di liquidità, ma soprattutto nessun taglio dei tassi d’interesse che erano attesi unanimemente per garantire un tasso di cambio adeguato dell’euro che si è troppo apprezzato sulle altre monete.

Oltretutto in maniera davvero irresponsabile la Lagarde ha testualmente dichiarato: “non è compito della Bce rivedere lo spread” .

Inoltre le comunicazioni della BCE sono state fatte quando i mercati già stavano scendendo a picco.

I risultati più eclatanti giovedì sono stati il crollo delle borse con raffiche di sospensioni nelle contrattazioni per eccesso di ribasso e l’aumento degli spread dei Paesi con le economie più deboli.

Milano ha perso il 16,92% mentre lo spread, che aveva aperto a 205, ha chiuso a 262 portando i rendimenti dei titoli italiani dall’1,22% all’1,88% .

Burocrati e politici di alcuni Stati europei non hanno la mente alle necessità di Paesi come l’Italia che sta lottando con forza contro una pandemia che ne ha messo in ginocchio salute, serenità ed economia, ma rincorrono ancora ciecamente e vergognosamente egoismi nazionalistici che poi sono figli di quelli individualistici ed hanno costituito sempre la vergogna che ha affossato la civiltà umana in tanti momenti della storia.

Credeteci.

Davvero l’Unione Europea che abbiamo in mente non è questa!

Se c’è un limite all’indecenza dei comportamenti relazionali a livello politico, forse ora lo stiamo superando.

Le asserzioni politiche sulle prese di posizione di Christine Lagarde sono state in Italia molto dure e particolarmente decisa ci è sembrata quella del presidente Mattarella che ha così dichiarato: “L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea – ha detto il Presidente della Repubblica con una breve nota -. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione” .

Purtroppo solo dopo il disastro di giovedì e dopo aver consentito danni irreparabili in breve tempo la Consob si è decisa, come avevamo sollecitato da giorni, almeno per la giornata di venerdì 13 marzo a bloccare le cosiddette vendite allo scoperto per ottantacinque titoli della borsa valori di Milano che com’era ampiamente prevedibile sono stati massacrati da una speculazione finanziaria che ha l’unico scopo di garantirsi profitti illeciti e scandalosi a danno dei piccoli risparmiatori.

Tali manovre sciaguratamente vengono assolutamente consentite dai regolamenti ed è su questo che a nostro avviso deve fermarsi la riflessione di chi si propone il superamento di strutture e paradigmi finanziari che come accennavamo sopra sono davvero la negazione di ogni forma di comportamento etico nelle relazioni umane oltre che economiche.

I danni cui stiamo assistendo in questi giorni all’economia non riguardano solo l’inadeguatezza di una classe dirigente dell’Europa che dimostra ora tutti i suoi limiti, ma fanno riferimento ad una struttura del sistema produttivo e finanziario che bisogna ripensare rendendolo adeguato alle necessità collettive del bene comune, dell’equità e della giustizia sociale piuttosto che funzionale ad affari indegni ed immorali, frutto tra l’altro di patologie egoistiche viscerali.

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