Macchiettismo politico/Il Vangelo secondo Matteo (Salvini)
Scomparsa l’effervescenza pre-elettorale dei Cinquestelle, il dramma genovese e il terremoto nostrano hanno gettato un masso nello stagno dei torpori estivi in cui si trascinava stancamente la politica molisana. Rispetto al primo evento, Aida Zaratustra Romagnuolo ha perso come sempre l’occasione di tacere (vedi documentazione su La mattarella che si crede Mattarella); sul terremoto invece era riuscita a mettere un po’ a freno la sua preoccupante sindrome presenzialista. Purtroppo il nostro sistema sanitario non prevede centri di recupero per ego-dipendenti e così la nostra insana molisana è andata in crisi di astinenza e ne ha combinata un’altra delle sue.
Pur essendo tra i consiglieri regionali con meno preferenze (1682 voti), l’indisponente esponente leghista si sente ormai chiamata da Dio a far sentire la sua voce. Perciò ha scelto un bersaglio ecclesiastico e sparato a zero contro un individuo “indecente”, un “ex sessantottino che vive di ricordi”, (magari col ritratto di Daniel Cohn-Bendit sopra al letto), uno che (sempre parole sue) “ogni volta che apre bocca su eventi politici o riguardanti gli emigrati crea sconsolazione tra i cattolici che poi non si recano più in chiesa”.
Ebbene, questo sconsolante anticristo che veste impropriamente abiti talari, è l’Arcivescovo Giancarlo Bregantini, un tale misteriosamente spedito dalla Calabria al Molise. Giusto quindi chiedersi come mai questo individuo che ce l’aveva a morte con la ‘ndrangheta, ora se la debba prendere tanto col povero Salvini. E così, per tutta risposta, la cosacca leghista prima ingiunge al reprobo una severa contrizione: preghi di più!, e infine gli lancia una sfida che comporta un pesante dovere ecclesiale: impegniamoci a riportare i fedeli in chiesa!
E’ un impegno sacrosanto, peccato però che sia del tutto inconciliabile tra i due contendenti. Uno infatti si dichiara fedele a una “Chiesa figlia di un Vangelo che dice: ero profugo e voi mi avete accolto”; mentre l’altra interpreta la frase così: “era profugo e voi (stronzi) lo avete accolto”. Siamo dunque dinanzi a due antitetiche prospettive teologiche. Da una parte c’è Suor Celeste Aida faccia d’angelo, che si dedica alla pastorizia del gregge di una “Chiesa figlia del Vangelo secondo Matteo” (Salvini); dall’altra parte invece c’è quel brigante di Bregantini, irriducibile anti riformista dai trascorsi sessantottini, che non ci pensa nemmeno.
***Postilla – Questo macchiettistico ritratto di un’esponente politica, potrebbe far sorgere a qualcuno dei miei pochi ma cari lettori il dubbio che qui faccia del cabaret giornalistico. Il dubbio non è infondato. Ma la scelta è meno facile di quel che sembra e riguarda una mia battaglia contro l’inutilità del giornalismo. Se a qualcuno interessa, lo spiegherò in una prossima puntata.
Giuseppe Tabasso360 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
1 Comment
Andrea De Lisio
3 Settembre 2018 at 19:02Caro Giuseppe, ti leggo sempre con piacere. In gamba!