La sinistra immersa nel Truman show

Brevi considerazioni a caldo nella speranza di suscitare un dibattito serio
di Paolo Di Lella
Tutto secondo pronostico. Il referendum è stato un flop clamoroso.
Neanche la linea del 35% – volendo assumere un linguaggio da bookmaker – è stata superata.
Ciò nonostante, i filosofi della grande coalizione gridano vittoria.
Gli eroi della nazione che hanno resistito al richiamo della spiaggia evocato diabolicamente dal presidente del Senato sono stati circa 14 milioni, 1 milione in più di quelli che hanno votato Giorgia Meloni alle ultime elezioni politiche.
Dunque si profilerebbe, secondo questi fini analisti, una nuova potenziale maggioranza composta dai partiti attualmente all’opposizione, con la benedizione della CGIL, pronta a ristabilire la civiltà dopo anni di buio e oscurantismo.
Gli stessi illuminati benpensanti avevano gridato allo scandalo quando la destra al governo si era dichiarata astensionista.
Il che – a essere obiettivi al di là di ogni fanatismo – configura il sacrosanto diritto del poter di allearsi con quelle porzioni di popolazione che non hanno alcuna fiducia nella politica. Questo fronte ovviamente è composito: ci sono quelli che si disinteressano per superficialità e ignoranza, ma anche persone capaci di intendere e di volere che non hanno dimenticato le privatizzazioni, le guerre, le repressioni, i respingimenti portati avanti dai governi di centrosinistra, cosicché non trovano nell’attuale offerta politica una valida opzione alternativa alla barbarie del pensiero unico globalista e mercantilista.
Contro questi illusi a oltranza che si ricompattano sistematicamente di fronte all’orrido fascismo di cui loro stessi sono stati causa, persino Giorgia Meloni – altezzosamente (se questo non è classismo!) scherzata per la sua estrazione popolare – ha gioco fin troppo facile quando mostra in tv un vecchio slogan del PDS che rivendicava il diritto all’astensione.
Infine: a parte il fatto che il jobs act lo ha fatto il centrosinistra e quindi il sì ai quesiti sul lavoro non ha una precisa connotazione politica, se consideriamo il quesito sulla cittadinanza, solo 6 elettori su 10 hanno votato sì, meno di 8 milioni.
La stragrande maggioranza degli italiani, compresi i cittadini passivi, non trova sufficienti motivazioni per cambiare una legge restrittiva del diritto di cittadinanza. Questa è la verità.
Il capitalismo ha operato in modo scientifico contro il conflitto sociale reale a favore di una narrazione spettacolare dove tutto è rappresentazione formale e finzione.
Bisogna ritrovare il coraggio di spingersi oltre l’“unico mondo possibile”.

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